– Eterno ritorno della negazione: ricominciare l’uomo; ripartire dal già detto per tentare l’Altro; rifare l’opera, incessantemente, al fine di dare un senso al respiro della materia.
Se vuoi usare le parole per poter costruire una qualche bellezza, usale sempre come se fosse l’ultima volta che fai l’amore. La poesia, in fondo al vicolo cieco, sta nell’ostinarmi a spingere il muro sempre più in là, centimetro su centimetro, giorno dopo giorno. L’amore è un tentativo di risposta, un’imboscata ai danni della morte. E forse, tutto sommato, è il tentativo più intraprendente, più coraggioso. Movimento che implica sempre una volontà, puntualmente irragionevole, bellissima, di sfida alla separazione tra gli individui e di negazione della società e delle sue economie.
– Eterno ritorno della negazione: ricominciare l’uomo; ripartire dal già detto per tentare l’Altro; rifare l’opera, incessantemente, al fine di dare un senso al respiro della materia.
Abitare il movimento. Scongiurare il marmo dei concetti. Deframmentare corpi. Io possiedo il mio vuoto riempiendo te. Tu svuoti il mio pieno lasciandomi ad un me stesso ogni volta più vicino al noi.
Volere tutto il mare in un bicchiere. E intingervi le dita. Pudicamente. Come a toccare un segreto del quale si è persa la chiave da tempo immemore. Tutto questo. In una sola vita. In un solo slancio. A costo di sanguinare ogni parola. Con te. O senza di te. Ma allora anche per te.
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