Indubbiamente, gli esercizi della volontà, possiedono un valore; per esempio l’esecuzione sistematica e regolare, per un certo tempo, di lavori penosi, l’esercitarsi a dominare certi impulsi, a sopportare privazioni ecc.; ma tutte queste cose hanno sempre soltanto una funzione secondaria e non raggiungono affatto il fine per cui sono proposte. Senza dubbio esse possono giovare in certi casi a dare a sé la fiducia nella propria capacità di volere, a perfezionare certi lati del carattere, a far acquistare abitudini preziose: ma non bisogna illudersi che esse valgano a creare una volontà genericamente energica. Se manca la struttura razionale interiore, se la riflessione non ha creato in noi una coscienza stabile di valori che domini tutta la volontà tutto questo apparato esteriore non ha alcuna seria efficacia. Perché esso abbia effettivamente un certo valore è necessario che esercizi si ricolleghino come conseguenze particolari ad una volontà fondamentale interiore, che essi hanno solo il compito di perfezionare e di estendere e da cui traggono in fondo l’energia di cui essi hanno essi stessi bisogno.
Quotes per Piero MartinettiTutte le diverse forme di pratiche devote alle quali le religioni danno così grande importanza, adempiono precisamente allo stesso ufficio, che è di rendere viva e presente alla coscienza la dottrina contenuta nei dogmi, di trasformare le verità religiose in convinzioni efficaci ed in sentimenti. Se sovente esse mancano a questo loro compito, ciò avviene perché vengono intese in un senso esteriore e superficiale; non come mezzi di provocare una disposizione interiore, ma come atti dotati per sé stessi di un carattere di santità e di efficacia miracolosa.
Comprendendo la realtà noi la trasformiamo; penetrando con l'intelligenza il male, noi lo dissolviamo.
La perfezione della volontà esige in primo luogo che la nostra vita impulsiva si svolga in modo normale: la nostra vita animale non è tutta la nostra vita, ma è il fondamento indispensabile sul quale si devono svolgere anche le nostre attività superiori. Quindi la cultura della volontà è anche in primo luogo cultura della vita impulsiva, difesa e protezione della vita organica in cui la vita degli impulsi ha le sue radici.
L'operosità di chi sa impiegare utilmente anche ogni quarto d'ora è una dote pregevole per sé, ma non è una perfezione assoluta e serve all'uomo attivo a realizzare sulla terra la bontà e gli altri fini superiori: quindi, se pur da principio sarà necessario proporsi con chiara coscienza di non perdere mai un quarto d'ora di tempo, sarà pur bene poi cercar di fare di questa bella dote un'abitudine per poter dedicare più completamente se stesso a quei fini che soli possono dare un valore all'esistenza.
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