Mother and child
L’ignoto, tuttavia, non è solo ciò che avvertiamo come esterno, ma si manifesta anche nelle vesti di paure fondate sull’ambigua conoscenza del mondo interiore. Certi pensieri ci spaventano proprio perché sappiamo di esserne la causa, ma bisogna affrontare quelle zone d’ombra, non accantonarle quasi non esistessero, bensì frequentarle quel tanto che impedisca loro di crescere nel silenzio e, se possibile, sublimarle. Solo il nostro sguardo può permettere a qualche luce di filtrare tra le fronde degli alberi che rendono buio il paesaggio interiore.
Siamo su un balcone, a pochi centimetri dalla ringhiera, non abbiamo paura di cadere. Se, però, vediamo che la ringhiera non c’è, ci sembrerà molto più difficile restare a pochi centimetri dall’orlo, con il baratro dinanzi a noi. Ma se avessimo gli occhi chiusi, guidati da una voce amica che ci dice quando fermarci per non toccare la ringhiera, sapendo che la ringhiera c’è, anche se in realtà l’hanno tolta a nostra insaputa, proveremmo forse paura? E dunque, abbiamo più paura dell’ignoto o del già noto? Oppure non sono due aspetti scissi?

Crediti
 Angelo Zuena
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