Egon SchieleIn L’albero intricato, David Quammen intreccia la storia evolutiva umana con le rivoluzioni della biologia, mostrando che *Homo sapiens* non è un ramo isolato, ma un mosaico plasmato da endosimbiosi, HGT e microbioma. Lungi dall’essere l’apice dell’evoluzione, siamo chimere, intrecciate con la rete della vita. Le nostre cellule, il nostro genoma e la nostra fisiologia riflettono un passato intricato, un viaggio di fusioni e collaborazioni che ci lega indissolubilmente al mondo microbico e alla complessità della biosfera.

Chimere cellulari

La nostra esistenza come eucarioti complessi nasce da un evento antico: l’endosimbiosi che ha dato origine ai mitocondri. Quammen narra come un alfa-proteobatterio, inglobato da un Archaea, abbia fornito l’energia per la multicellularità. Senza questa fusione, i metazoi, i primati e gli umani non sarebbero esistiti. Ogni nostra cellula è una chimera, un’unione di domini diversi che ha permesso la complessità biologica. I mitocondri, reliquie batteriche, pulsano in noi, un promemoria della rete evolutiva che ci ha generati.

Questa origine non è un dettaglio, ma la base della nostra identità biologica, un intreccio che ci rende figli di collaborazioni profonde, non di una divergenza solitaria.

HGT nel nostro genoma

Anche il nostro genoma umano porta tracce di HGT, come Quammen evidenzia. Sebbene meno frequente che nei procarioti, abbiamo acquisito geni da batteri, archei e virus. I retrovirus endogeni (ERV), resti di infezioni antiche, costituiscono l’8% del nostro DNA. Alcuni, come le sincitine, essenziali per la placenta, sono stati cooptati per funzioni vitali. Altri geni batterici, forse trasferiti via microbioma o eventi ancestrali, punteggiano la nostra storia genetica, mostrando che anche la nostra evoluzione è stata toccata dalla rete di scambi.

Questi contributi, ancora in studio, rivelano che non siamo un lignaggio puro, ma un mosaico genetico, arricchito da connessioni orizzontali che sfidano l’idea di un percorso isolato.

Superorganismi viventi

La scoperta più potente, narrata da Quammen, è che siamo olobionti, ecosistemi di trilioni di microbi. Il microbioma – batteri, archei, virus – non è un ospite passivo, ma un partner coevoluto. Con più geni del nostro genoma umano, influenza:

Digestione: Scompone fibre, producendo nutrienti essenziali.
Immunità: Modula il sistema immunitario, distinguendo amici da nemici.
Protezione: Compete con i patogeni, producendo difese.
Comportamento: Impatta l’asse intestino-cervello, influenzando umore e sviluppo.

Questa simbiosi, plasmata da dieta, ambiente e genetica, ha guidato la nostra evoluzione, rendendo il microbioma un co-protagonista della nostra storia.

Una storia intrecciata

La nostra evoluzione non è una linea retta, ma un intreccio, come Quammen sottolinea. Dai mitocondri all’HGT, fino al microbioma, siamo il prodotto di fusioni e scambi. La nostra fisiologia dipende dai microbi, la nostra genetica riflette contributi esterni, e le nostre cellule sono nate da un’alleanza antica. Questa visione ci libera dall’idea di un’umanità isolata, mostrandoci come nodi in una rete complessa, dove ogni interazione con batteri o virus ha lasciato un segno nel nostro passato e presente.

Riconoscere questa interconnessione ci invita a un’umiltà biologica, vedendo *Homo sapiens* come parte di un tutto più grande, plasmato da collaborazioni millenarie.

Un mosaico intricato e umano

L’albero intricato ridefinisce la storia umana come un capitolo della rete della vita. Quammen ci guida con passione attraverso mitocondri, geni virali e microbioma, mostrando che siamo chimere, intrecciate con il mondo microbico. La nostra identità è un mosaico intricato, tessuto da endosimbiosi, HGT e simbiosi coevolutive. Lungi dall’essere soli, siamo ecosistemi viventi, un filo vibrante in un arazzo che celebra l’unità della vita. Questa visione ci spinge a meravigliarci della nostra complessità, riconoscendo che ogni battito del nostro cuore è un’eco di alleanze antiche.

Crediti
 Autori Vari
  *L'albero intricato* di Quammen narra la rivoluzione in biologia evolutiva. Grazie a Woese (Archaea) e Margulis (endosimbiosi), si scopre il trasferimento genico orizzontale (HGT). Questo sfida l'Albero della Vita darwiniano, rivelando una rete intricata dove i microbi e lo scambio genico sono centrali.
 SchieleArt •   • 



Citazioni correlate

  • Non c'è attività umana da cui si possa escludere ogni intervento intellettuale, non si può separare l'homo faber dall'homo sapiens. Ogni uomo infine, all'infuori della sua professione esplica una qualche attività intellettuale, è cioè un filosofo, un artista, un uomo di gusto, partecipa di una concezione del mondo, ha una consapevole linea di condotta morale, quindi contribuisce a sostenere o a modificare una concezione del mondo, cioè a suscitare nuovi modi di pensare.
     Antonio Gramsci    Quaderni del carcere

  • In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell'apparire, del diventare. A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco.
     Pier Paolo Pasolini  

  • L'antropologia è quell'analisi dell'uomo che, in fondo, già sa ciò che l'uomo è, e quindi non può porsi il problema di che cosa esso sia. Se si ponesse questo problema, essa dovrebbe infatti riconoscersi rovesciata e oltrepassata. Ma come si potrà esigere questo dall'antropologia, quando essa non si propone altro che l'assicurazione dell'autocertezza del subjectum?
     Martin Heidegger  

  • L'intelligenza artificiale potrebbe accelerare l'evoluzione umana o rischiare di alienarci dalla nostra stessa essenza: dipende da come gestiamo il suo potere.
     Yuval Noah Harari    Da animali a dei

  • L'Homo sapiens è qui da centomila anni, o forse più. Come sarà il mondo fra centomila anni? Come saranno le città, la natura, il lavoro, l'amore, l'arte? Come sarà la specie umana (se ci sarà ancora)? Penso che non mi piacerebbe vivere in quel mondo. Mi dà l'idea di un mondo freddo, dove non ci sarà più niente da scoprire, forse neanche la diversità degli altri. Magari non sarà così, ma decisamente penso di essere stato fortunato a vivere in questo secolo, pieno di problemi, sì, ma anche di bellezza, di umanità e di cose straordinarie.
     Piero Angela    Il mio lungo viaggio

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