Altro che per non dormire
Non era questo, e ho dimenticato cosa fosse, che m’ero proposto di dire per mio conforto, per calmare un poco la febbre di distruzione e di vuoto, quando, soluto di vino, son caduto in un sonno pesante un’ora fa. Ecco, che sia qui la via, bere? È una via lenta; la proverò ad ogni modo, proverò tutto per non morire. Altro che per non dormire, il mio è un motto. Ma non c’è contraddizione, in termini o implicita? No, non morire sarebbe una specie di dovere quale mi fosse stato imposto dal di fuori o dall’alto, un’indolenza della ragione e del cuore; se appena ci rifletto sopra, si capisce bene che neanche a ciò posso aderire, che un tale imperativo diventa una frase vuota, uno scherzo, molto meno che uno scherzo. Difatti non ho mai saputo veramente né vivere, né morire, e neppure non morire, e a rigore, che sarebbe magari il peggio, neppure non vivere. Si può dare logicamente una simile posizione? Logicamente no, ma di fatto sì, in natura, o fuori della natura se si preferisce, in me insomma. Costui non seppe né vivere né morire immagina L. che diranno di lui: ma no, qui ci sarebbe voluto un Costui non seppe né non vivere né non morire. Il vivere o (aut) morire sono il meno, sono una bazzecola appetto a queste due altre eventuali esigenze. Pare un gioco, ma si potrebbe documentare il rigore di questi termini. Vivere o morire sono in verità la vita o la sua cessazione, il suo rifiuto, quello che si vuole, ma infine si parte da uno stato vitale, dall’essere; non vivere o non morire, qui invece si parte da uno stato crepuscolare, da una mezza vita, da una mezza morte, da qualcosa anzi che non è vita e non è morte, e qui sono maggiori i guai. Spengersi del tutto, impossibile (Qui giaccio e tu maligna febbre ancora…); accendersi, impossibile per definizione. – Epitafio: Qui giace (senza, a quanto è dato supporre, riposare in pace) T.L., morto di crepuscolo.

Crediti
 Tommaso Landolfi
 Rien va
 SchieleArt •   • 




Quotes per Tommaso Landolfi

La natura umana è tanto corrotta e tanto legata alla materia, che, come l'amante non si contenta dell'affetto che ispira, ma non riposa fino a quando non abbia rovinato ogni cosa col possesso della persona amata, così il giocatore non ha pace finché non si sia incornato al tavolo verde, o, se si vuole, finché non abbia tutto perduto.

Ho finalmente scoperto che cos'è il Signore: un'interiezione.
Ben venga comunque; e ricominciamo. Oh Signore…

Ah, s'era fatto tardi: sull'afaca e sulla ghingola compariva la trochilia, sull'atropa l'atropo, sull'agrostide l'agrostide; dove pur mò sfolgorio di sole, non era ormai che un ghimè; si diffondeva odor di nectria; s'udiva un ghiattire lontano. E così passo passo me ne tornai.

In ogni caso, ciascuno ha il suo pazzo che lo guata dalla tenebra.