Non era questo, e ho dimenticato cosa fosse, che m’ero proposto di dire per mio conforto, per calmare un poco la febbre di distruzione e di vuoto, quando, soluto di vino, son caduto in un sonno pesante un’ora fa. Ecco, che sia qui la via, bere? È una via lenta; la proverò ad ogni modo, proverò tutto per non morire. Altro che per non dormire, il mio è un motto. Ma non c’è contraddizione, in termini o implicita? No, non morire sarebbe una specie di dovere quale mi fosse stato imposto dal di fuori o dall’alto, un’indolenza della ragione e del cuore; se appena ci rifletto sopra, si capisce bene che neanche a ciò posso aderire, che un tale imperativo diventa una frase vuota, uno scherzo, molto meno che uno scherzo. Difatti non ho mai saputo veramente né vivere, né morire, e neppure non morire, e a rigore, che sarebbe magari il peggio, neppure non vivere. Si può dare logicamente una simile posizione? Logicamente no, ma di fatto sì, in natura, o fuori della natura se si preferisce, in me insomma. Costui non seppe né vivere né morire immagina L. che diranno di lui: ma no, qui ci sarebbe voluto un Costui non seppe né non vivere né non morire. Il vivere o (aut) morire sono il meno, sono una bazzecola appetto a queste due altre eventuali esigenze. Pare un gioco, ma si potrebbe documentare il rigore di questi termini. Vivere o morire sono in verità la vita o la sua cessazione, il suo rifiuto, quello che si vuole, ma infine si parte da uno stato vitale, dall’essere; non vivere o non morire, qui invece si parte da uno stato crepuscolare, da una mezza vita, da una mezza morte, da qualcosa anzi che non è vita e non è morte, e qui sono maggiori i guai. Spengersi del tutto, impossibile (Qui giaccio e tu maligna febbre ancora…); accendersi, impossibile per definizione. – Epitafio: Qui giace (senza, a quanto è dato supporre, riposare in pace) T.L., morto di crepuscolo.
Altro che per non dormire
Crediti
Quotes per Tommaso Landolfi
Ancora nessun commento