Doppio autoritratto
L’universo ha significato molto prima che si cominciasse a sapere cosa significasse… L’uomo dispone fin dalla sua origine di una integralità di significante, che lo pone in grande imbarazzo quando deve assegnarla a un significato, dato come tale senza essere pertanto conosciuto. Tra i due vi è sempre un inadeguamento.

Tale paradosso potrebbe essere chiamato paradosso di Robinson. È infatti evidente che Robinson sulla sua isola deserta non può ricostruire qualcosa di analogo alla società se non dandosi in una sola volta tutte le regole e le leggi che si implicano reciprocamente, anche quando esse non hanno ancora oggetti. La conquista della natura è invece progressiva, parziale, da parte a parte. Una società qualunque ha tutte le regole a un tempo, giuridiche, religiose, politiche, economiche, dell’amore e del lavoro, della parentela e del matrimonio, della servitù e della libertà, della vita e della morte, mentre la sua conquista della natura, senza la quale non sarebbe più una società, avviene progressivamente da una fonte di energia all’altra, di oggetto in oggetto. Per questo la legge grava con tutto il suo peso prima ancora che si sappia quale sia il suo oggetto e senza che lo si possa mai sapere esattamente. È questo squilibrio che rende possibili le rivoluzioni; non che le rivoluzioni siano determinate dal progresso tecnico, ma esse sono rese possibili da questo scarto tra le due serie che esige dei riassetti della totalità economica e politica in funzione delle parti di progresso tecnico. Vi sono quindi due errori, lo stesso in verità: quello del riformismo o della tecnocrazia, che pretende promuovere o imporre assetti parziali dei rapporti sociali al ritmo delle acquisizioni tecniche; quello del totalitarismo che pretende costituire una totalizzazione del significabile e del conosciuto al ritmo della totalità sociale esistente in quel momento. È questo il motivo per cui il tecnocrate è l’amico naturale del dittatore, calcolatori e dittatura, ma il rivoluzionario vive nello scarto che separa il progresso tecnico e la totalità sociale, inscrivendovi il suo sogno di rivoluzione permanente. Ora questo sogno è per sé stesso azione, realtà, minaccia effettiva per ogni ordine stabilito, e rende possibile ciò di cui egli sogna.

Crediti
 Gilles Deleuze
 Logica del senso
 SchieleArt •  Doppio autoritratto • 1910




Quotes per Gilles Deleuze

È nel punto mobile e preciso, in cui tutti gli eventi si riuniscono così in uno solo, che si opera la trasmutazione: il punto in cui la morte si rivolge contro la morte, in cui il morire è come la destituzione della morte, in cui l'impersonalità del morire non segna più soltanto il momento in cui io mi perdo fuori di me, ma il momento in cui la morte si perde in sé stessa, e la figura che la vita più singolare assume per sostituirsi a me.

Nel distruggere si perde la forma e la fonte; con la decostruzione si guadagna nuove forme perché si revisiona il fondo.

Siamo diventati simulacri, abbiamo perso l'esistenza morale per entrare in quella estetica.

Non ci manca certo la comunicazione, anzi ne abbiamo troppa; ci manca la creazione. «Ci manca la resistenza al presente».

Quasi mi vergogno a dire certe cose… Proust l'ha detto e in modo bello: io non desidero una donna, io desidero anche il paesaggio che è contenuto in quella donna, un paesaggio che forse neanche conosco, ma che intuisco, e finché non ho sviluppato questo paesaggio che l'avviluppa io non sarò contento, cioè il mio desiderio non sarà compiuto, resterà insoddisfatto.