Andavo liberando dei fantasmi
Mi disposi dunque quasi su di un invisibile trono, e sentii smuoversi le viscere e presi a defecare; uscita la materia torbida a mo’ di cauda dall’orifizio a ciò preposto, ed era lava, magma, fanga, putredine, letame, carname, disfatta bruttura. Uscì dapprima una merda grigia, e capii che mi andavo liberando dei fantasmi; poi capii che da grigia la bruta fanga si mutava in rossiccia, e dunque mi liberavo della sporcizia che indugiava nel mio sangue; e poi era negra e torba, e pensai che quella fosse la mia anima, di cui infine io mi spogliavo, mi liberavo, ed ero certo che quella cacca nerastra si sarebbe rivelata, a rimestarla, colma di facce, di mani, e occhi, e adorazioni, e incubi, e sogni, e i vani ideogrammi d’una inane pazienza; oh smerdarsi di se medesimi, vedersi morire in merda una parte di sé che è angusta e angoscia e ansia; denudare le intrinseche viscere d’una tonaca di morchia; giacché quello era il colore delle memorie, dei desideri, delle brame, delle speranze, delle attese, del rancore, della concupiscenza e dell’addio.

Crediti
 Giorgio Manganelli
 Dall'inferno
 SchieleArt •   • 




Quotes per Giorgio Manganelli

Puoi cavare le viscere a tua sorella, puoi limare il cranio d'una bambina fino a fare spiccinare il cervello, puoi cuocere il tuo migliore amico, cavare le unghie i denti gli occhi il fegato di tuo padre, puoi giacere – se ci riesci – con tutte le tue consanguinee e nemmeno la scriminatura si muoverà a quel lucido, correttissimo, urbanissimo niente che è Iddio.  Ti ucciderò mia capitale

Ogni teologia è della notte, o di che altro?

La cultura, come oggi si intende, quella cosa che ci viene dalla scuola, non serve a capire assolutamente nulla, ma solo a degradare l'esperienza a informazione.

[…] la letteratura è una misteriosa, emblematica epifania di parole, che agiscono anche dove tacciono: essa non teme le altezze della teologia positiva, e gli «abissi chiari» della teologia negativa; non ha luogo, ma penetra dovunque, anche nella preziosa forma dell'assenza; infine, è tormentosa e irrinunciabile; è la «cicatrice» che strazia e crea il mondo. Cancellatela; e anche la cancellazione sarà letteratura.  Laboriose inezie

Non pensate che queste mie labbra infantili e grinzose, senz'acqua da millenni, potrebbero muoversi, oh lievemente, per chiamare, dietro a tutte le nebbie, i miasmi di cui vivete, quel cadavere immortale, tondo nel cielo? Sono morto a diciott'anni: forse non ho consumato la mia voglia di giocare.