Il mondo non esiste unicamente in sé e per sé, è anche come mi appare. Anzi, non abbiamo, a dire il vero, alcun criterio che possa farci esprimere un giudizio su un mondo a cui il soggetto non potrebbe paragonarsi. Trascurare il fattore soggettivo equivarrebbe a negare il grande dubbio, sempre esistente, sulla possibilità della conoscenza assoluta. Ci si impegnerebbe così sulla via di quel vuoto e piatto positivismo che ha deturpato l’inizio del nostro secolo, e nello stesso tempo arriveremmo a quell’arroganza intellettuale, annunciatrice di rozzezza di sentimenti e di quella violenza che è tanto stupida quanto è pretenziosa. Sopravvalutando l’intelligenza obbiettiva, noi respingiamo l’importanza del fattore soggettivo, il significato del soggetto stesso. Ora, quale è il soggetto? È l’uomo, il soggetto siamo noi. È malsano dimenticare che vi è un soggetto che conosce, e che nessuna conoscenza, e di conseguenza, per noi, nessun mondo esiste senza che vi sia qualcuno che dica: Io conosco, ponendo in tal modo il termine obiettivo di ogni conoscenza.
Annunciatrice di rozzezza
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