Vidi Mario Santiago e Orlando Guillén
i poeti perduti del Messico
che se la ridevano alla grande
Nei murali di una nuova università
chiamata inferno o qualcosa di simile
a una specie di inferno pedagogico
Ma vi assicuro che la musica in sottofondo
era quella popolare di Veracruz o di Tamaulipas
non sono in grado di precisarlo
Amici miei era il giorno della presentazione
de «I Poeti Perduti del Messico»
cosicché potete già immaginarvelo
Mario e Orlando ridevano ma come in una ripresa rallentata
come se nel murale nel quale vivevano
non esistesse la fretta o la velocità
Non so se mi spiego
come se le loro risa si propagassero minuziosamente
su un orizzonte infinito
Ricordi quei cieli dipinti dal Dr. Atl?
sì, li ricordo, e ricordo anche
le risate dei miei amici
Quando non vivevano ancora nel murale labirintico
e apparivano e scomparivano come la poesia vera
quella che ora visitano i turisti
Ubriachi e impasticcati come documenti di sangue
ora spariscono nello splendore geometrico
che è il Messico che gli appartiene
Il Messico delle solitudini e dei ricordi
quello del metrò notturno e dei caffè cinesi
quello dell’alba e degli atole.
Atole
Crediti
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