Un’inflessione in una frase, non è un altro io che tenta di apparire? Se è mio il SÌ, il NO è un secondo io? Io è pur sempre provvisorio cangiante di fronte al tal dei tali, io ad hominem che muta in un’altra lingua, ⋯
Sulla riva di un oceano tropicale, nei mille bagliori dell’argentea luce di una luna invisibile, fra le ondulazioni delle acque in tumulto, senza posa mutevoli… Nel taciturno frangersi, nelle trepidazioni della distesa illuminata, nel martirizzante va e vieni delle chiazze di luce, nello stracciarsi ⋯
Sempre, dopo un certo tempo, il «pensare» si ferma. Messo per iscritto, è ciò che chiameremo un pensiero. Eppure è proprio allora che bisognerebbe portarlo avanti, ma non ci sono più appigli. Abissi di nescienza lo fiancheggiano, lo precedono, lo seguono. Inestricabili ⋯
Grazie alle mobili e minute modulazioni dei suoi colori, che non sembravano stesi ma trapelati al posto giusto, oppure attecchiti naturalmente come muschi o muffe rare, le sue «nature quiete» dai toni tenui delle vecchie cose parevano essere maturate, avere un’età e una lenta ⋯
La pittura cinese è la precisione, l’assenza d’impressionismo, di tremolio. Tra gli oggetti non c’è aria, ma un etere puro. Gli oggetti sono tracciati, sembrano dei ricordi. Sono loro, eppure sono assenti, come fantasmi delicati che il desiderio non ha chiamato. Il cinese ama ⋯
[…] su quell’orizzonte di evanescenze, germinazioni, specchi, frutti, approssimazioni, mi raccolgo e comincio a fissare con un certo piacere anche le mie ombre, quelle che mi pare di distinguere con maggiore nettezza in quell’istante.
[…]
Mi importa poco, allora, il come e il perché, ⋯