In realtà, se le cose religiose, se il nome di Dio, se questi «facitori di Dio» che sono i preti scatenano le passioni più tempestose di Sade, è perché le parole «Dio» e «religione» sono adatte a incarnare ⋯
Rispondere: c’è la risposta alla domanda – la risposta che rende la domanda possibile – quella che la raddoppia, la fa durare e non la placa, al contrario le accorda una nuova luminosità, le assicura una perentorietà, c’è la risposta interrogativa; infine, distanziata dall’assoluto, ⋯
Il libro è senza autore, perché si scrive a partire dalla scomparsa parlante dell’autore. Ha bisogno dello scrittore, che è assenza e luogo dell’assenza. Il libro è libro, quando non rimanda a qualcuno che l’abbia fatto, purificato dal suo nome, liberato dalla sua esistenza ⋯
La follia di Hölderlin non sorprende il sapere medico. Si può nominarla. I grandi tratti del suo carattere, chiuso, poco socievole, suscettibile, i disturbi del suo umore che gli fanno temere, fin dall’adolescenza, di divenire insensibile (Sono intorpidito, sono di pietra), l’irruzione ⋯
Quando sono solo, non sono solo, ma, in tale presente, sto già tornando a me stesso sotto la forma di Qualcuno. C’è Qualcuno, là dove sono solo. Il fatto che io sia solo dipende dal fatto che appartengo a questo tempo morto che non ⋯
Scrivere per non morire, affidarsi alla sopravvivenza delle opere, è quanto lega l’artista al proprio compito. Il genio affronta la morte, l’opera è la morte resa vana o trasfigurata o, secondo le sfuggenti parole di Proust, resa meno amara, meno ingloriosa e forse ⋯
Il suicidio come movimento mortale dello stesso non può mai essere progettato, perché l’evento del suicidio si compie all’interno di un cerchio lontano da ogni progetto, forse da ogni pensiero, o da ogni verità. Uccidersi significa situarsi nello spazio interdetto a tutti, ossia a ⋯
La parola poetica non si oppone più allora soltanto al linguaggio comune ma anche al linguaggio del pensiero. In questa parola non siamo più rinviati al mondo, né al mondo come rifugio, né al mondo come insieme di scopi. In essa, il mondo arretra ⋯
L’angoscia di leggere: è che ogni testo, per quanto importante, gradevole e interessante che sia (e più dà l’impressione di esserlo), è vuoto – non esiste nel fondo; bisogna varcare un abisso, e se non lo si salta non si comprende. Non pensare: senza ⋯
L’amicizia, questo rapporto senza dipendenza, non episodico e in cui entra nondimeno tutta la semplicità della vita, passa per il riconoscimento dell’estraneità comune che non ci consente di parlare dei nostri amici, ma soltanto di parlar loro, non di farne un argomento di conversazione ⋯
Volere scrivere, quale assurdità: scrivere è la decadenza del volere, come la perdita del potere, la caduta della cadenza, il disastro ancora. Scrivere può almeno avere questo senso: usare gli errori. Parlare li propaga, li dissemina facendo credere a una verità. Leggere: non scrivere; ⋯
C’è la parola viva, la parola che fugge via nel suo divenire, la parola leggera – e c’è la parola che le fa eco, la parola che ritorna, la parola pesante, la parola che rimane quando la «cosa» di cui parla si è estinta. ⋯
Scrivere è entrare nell’affermazione della solitudine, dove incombe la fascinazione. È consegnarsi al rischio dell’assenza di tempo, dove regna l’eterno ricominciamento. È passare dall’Io all’Egli, di modo che ciò che mi avviene non avviene a nessuno, è anonimo per il fatto ⋯
Lo scrittore non appartiene più al dominio magistrale dove esprimersi significa esprimere la certezza e l’esattezza delle cose e dei valori secondo il senso dei loro limiti. Ciò che scrive rimanda colui che deve scrivere a un’affermazione sulla quale non ha più autorità. […] ⋯
È necessario, affinché nasca il vero linguaggio, che la vita che questo linguaggio porterà abbia fatto l’esperienza del suo nulla, che abbia tremato nel profondo e che tutto ciò che in essa era fisso e stabile abbia vacillato. Il linguaggio non comincia che con ⋯
L’arte, inutile al mondo per chi valuta solo ciò che è efficace, è pur anche inutile a se stessa. Se si compie, è fuori delle opere misurate e dei compiti limitati, nel movimento senza misura della vita, o, meglio, essa si ritira nel più ⋯