Quando Catherine lo aveva preso in parola consentendo a rinunciare al tentativo di ammorbidire suo padre, Morris aveva fatto un passo indietro, come ho detto, e aveva lasciato aperto il problema di fissare il giorno del matrimonio. Fiduciosa com’era nella sua sincerità, non la sfiorava il sospetto che si prendesse gioco di lei; in quel momento le sue preoccupazioni erano di altro tipo. La poverina aveva un ammirevole senso dell’onore e, dal momento che era arrivata a trasgredire i desideri di suo padre, le sembrava di non aver più diritto alla sua protezione. La coscienza le diceva che era suo dovere vivere sotto il tetto paterno soltanto fino a quando si fosse conformata alla sua saggezza. C’era in quella posizione un grande splendore, ma la povera Catherine sentiva di avere perduto ogni diritto. Aveva tentato la sorte con un giovane contro il quale suo padre l’aveva messa solennemente in guardia e aveva infranto il contratto che le assicurava una vita domestica felice. Poiché non poteva rinunciare al giovane, doveva lasciare il focolare e, prima l’oggetto della sua predilezione gliene avesse fornito un altro, prima la sua situazione avrebbe perso quella piega bizzarra. Era un ragionamento serrato, ma frammisto a un’infinita contrizione meramente istintiva.
Aveva tentato la sorte
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