La giustificazione del dominio proprietario è stata in ogni tempo la disperazione dei giuristi, degli economisti e dei filosofi. Il principio dell’appropriazione è che ogni prodotto del lavoro appartiene di pieno diritto a chi l’ha creato, come un arco e le sue frecce; un aratro, un rastrello, una casa. L’uomo non crea la materia, ma si limita ad adattarla. Tuttavia, benché egli non abbia creato il legno con cui ha fabbricato un arco, un letto, un tavolo, delle sedie, e un bigoncio, l’uso vuole che la materia segua la forma e che la proprietà del lavoro implichi quella della materia prima. Si presuppone che questa ci sia per tutti, che non manchi ad alcuno e che ognuno possa appropriarsene.
Questo principio, per cui la forma implica la sostanza, si applica alla terra dissodata? È facile provare che il produttore ha diritto ai suoi prodotti e il coltivatore ai frutti ottenuti. È facile provare, anche, che egli ha diritto di risparmiare sui suoi consumi, di formare un capitale e di disporne a suo arbitrio. Ma la proprietà fondiaria non può derivare da ciò, essendo un fatto nuovo che esorbita dai limiti del diritto del produttore, il quale non crea la terra, che è comune a tutti.
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