In quel periodo mi resi conto sempre più che la sua malattia non era dovuta a difetti della sua natura, ma viceversa alla ricchezza di capacità e di energie non armonizzate tra loro.
Compresi che Haller era un genio della sofferenza e aveva coltivato, nel senso di certe frasi nietzscheane, una capacità di soffrire illimitata, geniale, spaventevole.
Compresi pure che il suo pessimismo non era fondato sul disprezzo del mondo, ma sul disprezzo di sé, poiché, pur parlando senza riguardi e spietatamente di istituzioni o persone, non escludeva mai sé stesso, anzi era sempre il primo bersaglio delle proprie frecciate, era sempre il primo contro il quale rivolgeva il suo odio e la sua negazione…
Anche questa è buona, molto buona disse. Ascolti un po:
Bisognerebbe essere orgogliosi del dolore: ogni dolore ci rammenta il nostro alto livello. Benissimo. Ottant’anni prima di Nietzsche! Ma non è questo il pensiero che cercavo… aspetti… eccolo qua.
Dunque: “La maggior parte degli uomini non vuol nuotare prima di saper nuotare.
Spiritosa, vero? Certo che non vogliono nuotare. Sono nati per la terra, non per l’acqua.
E naturalmente non vogliono pensare: infatti sono nati per la vita, non per il pensiero. Già, e chi pensa, chi concentra la vita nel pensiero può andare molto avanti, è vero, ma ha scambiato la terra con l’acqua e a un certo momento affogherà.
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