La scuola prepara le nuove generazioni a tollerare, quando non ad esaltare, i cambiamenti sociali autoritari voluti dal Capitale. Lo Stato ed i suoi governi attuano sempre pienamente i desideri del Capitale, in modo puntuale e preciso. Spingere una società al limite estremo della competizione tra le persone, ridotte a miserabili ruoli obbedienti, in nome della produzione e del profitto (per pochi) con la scusa del merito da premiare e del demerito da punire, come se tutti noi fossimo animaletti da circo ignobile comandati da qualcuno che decide che cosa è merito e demerito, non è possibile farlo senza un progetto educativo pedagogico di base altrettanto competitivo. Se oggi i governi possono permettersi di emanare decreti come quello ultimo sul pubblico impiego, sicuri di farla franca, lo devono anzitutto all’azione addestrante culturale educatrice della scuola che ha agito in precedenza; la scuola è sempre stata il prerequisito necessario per far funzionare la macchina del Dominio. Questa macchina di sfruttamento funziona soltanto per mezzo degli stessi sfruttati che, ben addestrati, si fanno agenti dell’ingiustizia in nome della legalità. La guerra di tutti contro tutti è lo Stato, e attraverso lo Stato ogni pratica di effettiva e significativa solidarietà tra le persone viene disattesa, e anche punita. Le belle chiacchiere da balcone domenicale o da cattedra illuminata stanno a zero.
Cambiamenti sociali autoritari voluti dal Capitale
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