Il significato simbolico del cancro nella società modernaSul cancro mitico e iperbolico: perché ci spaventa con il suo nome, come se in tal modo venisse designato l’innominabile? Il fatto è che pretende di mettere in scacco il sistema codificato sotto la cui autorità, vivendo e accettando di vivere, siamo certi di un’esistenza puramente formale, obbedendo a un segno modello in base a un programma il cui processo sarebbe costantemente normativo. Il cancro simbolizzerebbe dunque (e realizzerebbe) il rifiuto di rispondere: una cellula che non sente l’ordine, che si sviluppa al di fuori della legge, in un modo per così dire anarchico – e che non si limita a questo, che distrugge l’idea di programma, rendendo dubbi lo scambio e il messaggio, la possibilità di ridurre tutto a simulazioni di segni. Da questo punto di vista il cancro è un fenomeno politico, uno dei rari modi di dislocare il sistema, di disarticolare attraverso la proliferazione e il disordine l’universale potenza programmatica e significante – compito svolto un tempo dalla lebbra, e in seguito dalla peste. Qualcosa che non riusciamo a comprendere neutralizza maliziosamente l’autorità di un sapere-padrone. Non è dunque la semplice morte al lavoro che fa del cancro una minaccia singolare: esso è tale in quanto irregolarità mortale, irregolarità più minacciosa del fatto di morire e che restituisce al morire la sua caratteristica di non lasciarsi cogliere e di non poter esser preso in considerazione, così come il suicidio scompare dalle statistiche che pretendono di conteggiarlo. Se la cosiddetta cellula cancerosa, che si riproduce indefinitamente, è eterna, colui che ne muore, ed è questa l’ironia della sua morte, pensa: Muoio della mia eternità.
Resta l’innominato in nome del quale noi taciamo.

Crediti
 Maurice Blanchot
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Quotes per Maurice Blanchot

Ricordo che originariamente il termine trovare non significava affatto trovare nel senso del risultato pratico o scientifico. Trovare equivaleva a girare, fare il giro, andare attorno. Trovare un canto significava tornire la curva del movimento melodico, farlo girare, senza alcuna idea di scopo e tanto meno di sosta. Trovare era quasi sinonimo di cercare, che suonava: fare il giro di.

Voleva parlarmi ma non trovava nulla da dire. Alluse alla propria stanchezza e mi pregò di fargli delle domande. Ma con mio grande stupore dovetti constatare che avevo dimenticato come si domanda. Per non allarmarlo osservai che eravamo troppo vicini l'uno all'altro per interrogarci con qualche utilità. - Sì, - disse lui, - troppo vicini, è vero -. E parve allontanarsi all'infinito.

A Osea, l'Eterno dice: Sposa una donna prostituta che ti partorisca figliuoli di prostituzione, perché tutto il paese si prostituisce, e non è un'immagine. Il matrimonio stesso è profetico. La parola profetica è pesante. La sua pesantezza è il segno della sua autenticità. Non si tratta di far parlare il proprio cuore, né di dire quel che piace alla libertà dell'immaginazione. I falsi profeti piacciono, sono graditi: giullari (artisti) più che profeti. Ma la parola profetica s'impone dall'esterno, è il Fuori, il peso e la sofferenza del Fuori.

L'attesa attende. Attraverso l'attesa colui che attende muore attendendo. Porta l'attesa nella morte e sembra fare della morte l'attesa di ciò che si attende ancora quando si muore. La morte, considerata come un evento atteso, non è capace di mettere fine all'attesa.  L'attesa, l'oblio

Con la domanda ci si dà la cosa e nello stesso tempo il vuoto che ci permette di non averla ancora o di averla come desiderio. La domanda è il desiderio del pensiero.


Riferimenti