Sul cancro mitico e iperbolico: perché ci spaventa con il suo nome, come se in tal modo venisse designato l’innominabile? Il fatto è che pretende di mettere in scacco il sistema codificato sotto la cui autorità, vivendo e accettando di vivere, siamo certi di un’esistenza puramente formale, obbedendo a un segno modello in base a un programma il cui processo sarebbe costantemente normativo. Il cancro simbolizzerebbe dunque (e realizzerebbe) il rifiuto di rispondere: una cellula che non sente l’ordine, che si sviluppa al di fuori della legge, in un modo per così dire anarchico – e che non si limita a questo, che distrugge l’idea di programma, rendendo dubbi lo scambio e il messaggio, la possibilità di ridurre tutto a simulazioni di segni. Da questo punto di vista il cancro è un fenomeno politico, uno dei rari modi di dislocare il sistema, di disarticolare attraverso la proliferazione e il disordine l’universale potenza programmatica e significante – compito svolto un tempo dalla lebbra, e in seguito dalla peste. Qualcosa che non riusciamo a comprendere neutralizza maliziosamente l’autorità di un sapere-padrone. Non è dunque la semplice morte al lavoro che fa del cancro una minaccia singolare: esso è tale in quanto irregolarità mortale, irregolarità più minacciosa del fatto di morire e che restituisce al morire la sua caratteristica di non lasciarsi cogliere e di non poter esser preso in considerazione, così come il suicidio scompare dalle statistiche che pretendono di conteggiarlo. Se la cosiddetta cellula cancerosa, che si riproduce indefinitamente, è eterna, colui che ne muore, ed è questa l’ironia della sua morte, pensa: Muoio della mia eternità.
Resta l’innominato in nome del quale noi taciamo.
La verità può essere un lusso che le società instabili non possono permettersi.
Thomas Hobbes Politica e utilitàSe una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà - fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà - vuol dire che è fatta male e che bisogna cambiarla. Per cambiarla, occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione. Qualcosa ho fatto. Senza falsa modestia. Se quando in Italia si parla di letteratura infantile bisogna fare al primo posto il nome di un comunista, con tutto quel che la cosa comporta, qualche merito ce l'ho anch'io.
Gianni RodariLà dove non mi considero più condizionato psicologicamente e quindi non agisco più ingenuamente sotto la spinta dell'inconscio, ma, partendo dalla positività del mio slancio, nella chiarezza di una certezza che, pur non offrendomi alcun sapere, fonda il mio essere proprio, là decido che cosa sono.
Karl JaspersFatevi condizionare il meno possibile da una società che finge di darci il massimo della libertà.
Andrea Calogero CamilleriLe menzogne politiche non colpiscono solo i singoli, ma danneggiano l'intera società
Benjamin Constant La verità e la menzogna. Dialogo sulla fondazione morale della politica
Il male oscuro di Giuseppe Berto
Un romanzo che esplora il tema della malattia psicologica e fisica come metafora del disordine interiore e sociale. Berto descrive l’esperienza di un uomo afflitto dall’angoscia esistenziale e dalla paura della malattia, mettendo in luce la difficoltà di comprendere e accettare il proprio malessere.
La nausea di Jean-Paul Sartre
Un romanzo esistenziale che riflette sul senso della vita, la morte, e il rifiuto del sistema normativo. Sartre, attraverso il personaggio di Roquentin, descrive un mondo in cui la realtà perde significato, un’esperienza simile all’effetto destabilizzante del cancro descritto nel testo.
Il concetto di angoscia di Søren Kierkegaard
Un’opera filosofica che esplora l’angoscia come parte intrinseca dell’esperienza umana. Kierkegaard analizza il senso di smarrimento e la paura di fronte all’incertezza e al disordine, parallelo al modo in cui il cancro sconvolge le certezze del sistema.
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