Il significato simbolico del cancro nella società modernaSul cancro mitico e iperbolico: perché ci spaventa con il suo nome, come se in tal modo venisse designato l’innominabile? Il fatto è che pretende di mettere in scacco il sistema codificato sotto la cui autorità, vivendo e accettando di vivere, siamo certi di un’esistenza puramente formale, obbedendo a un segno modello in base a un programma il cui processo sarebbe costantemente normativo. Il cancro simbolizzerebbe dunque (e realizzerebbe) il rifiuto di rispondere: una cellula che non sente l’ordine, che si sviluppa al di fuori della legge, in un modo per così dire anarchico – e che non si limita a questo, che distrugge l’idea di programma, rendendo dubbi lo scambio e il messaggio, la possibilità di ridurre tutto a simulazioni di segni. Da questo punto di vista il cancro è un fenomeno politico, uno dei rari modi di dislocare il sistema, di disarticolare attraverso la proliferazione e il disordine l’universale potenza programmatica e significante – compito svolto un tempo dalla lebbra, e in seguito dalla peste. Qualcosa che non riusciamo a comprendere neutralizza maliziosamente l’autorità di un sapere-padrone. Non è dunque la semplice morte al lavoro che fa del cancro una minaccia singolare: esso è tale in quanto irregolarità mortale, irregolarità più minacciosa del fatto di morire e che restituisce al morire la sua caratteristica di non lasciarsi cogliere e di non poter esser preso in considerazione, così come il suicidio scompare dalle statistiche che pretendono di conteggiarlo. Se la cosiddetta cellula cancerosa, che si riproduce indefinitamente, è eterna, colui che ne muore, ed è questa l’ironia della sua morte, pensa: Muoio della mia eternità.
Resta l’innominato in nome del quale noi taciamo.

Crediti
 Maurice Blanchot
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