C’è poco orgoglio e molta superbia

La giusta umiltà non è quella che la saggezza popolare chiama pelosa; ma quella che frena quegli impulsi che spingono l’uomo a cose che non sono alla sua portata, nella rimozione totale dei propri limiti.
La consapevolezza del limite, che è poi la virtù celebrata dagli antichi Greci, concede a ciascuno di essere orgoglioso di sé, senza doversi sottomettere a un altro per umiltà, perché in questo caso non di umiltà si tratterebbe, ma di umiliazione.
A differenza dell’antica cultura greca, nella nostra cultura c’è poco orgoglio e molta superbia, poca dignità e molta apparenza, dove per apparire si è disposti perfino a svendersi e a servire; è il degrado che crea uomini tronfi senza orgoglio e uomini servizievoli e devoti senza umiltà.

Crediti
 Umberto Galimberti
 I vizi capitali e i nuovi vizi
 SchieleArt • VCG Wilson  • 1913




Quotes per Umberto Galimberti

Tradire un amore, tradire un amico, tradire un'idea, tradire un partito, tradire persino la patria significa svincolarsi da un'appartenenza e creare uno spazio di identità non protetta da alcun rapporto fiduciario, e quindi in un certo senso più autentica. Nasciamo nella fiducia che qualcuno ci nutra e ci ami, ma possiamo crescere e diventare noi stessi solo se usciamo da questa fiducia, se non ne restiamo prigionieri, se a coloro che per primi ci hanno amato, un giorno sappiamo dire: Non sono come tu mi vuoi.  Il tradimento perfetto

Amore è solo la chiave che ci apre le porte della nostra vita emotiva di cui ci illudiamo di avere il controllo, mentre essa, ingannando la nostra illusione, ci porta per vie e devianze dove, a nostra insaputa, scorre, in modo tortuoso e contraddittorio, la vitalità della nostra esistenza.

Come si può pensare di educare i ragazzi a scuola leggendo i Promessi Sposi? Un libro il cui messaggio è: la provvidenza fa la storia. Si insegna la passività più totale. Si parla con le parole del cristianesimo puro: auspico, spero. Si insegna che il passato è male, il presente è di redenzione e il futuro di speranza. Ma cosa c’è da sperare? Il futuro non è un tempo che porta rimedio.

Alle persone tristi consiglio la massima storica substine et abstine. Reggi la sofferenza e astieniti dal metterla in scena. Gli stoici la indicavano come forma da acquisire per rafforzare il carattere. Io la consiglio per non perdere gli amici che dopo un Su, forza! ti evitano per non contaminarsi con il tuo dolore, o più semplicemente perché hanno perso la capacità di partecipare al dolore degli altri (finché non capita a loro).

Per pensare ci vogliono le parole. Tu puoi pensare limitatamente alle parole che conosci.