L’oggetto esterno su cui proiettiamo la nostra negatività ha infatti la funzione di capro espiatorio: individuare in esso l’origine delle proprie sventure ci libera dal compito penoso di confrontarci con noi stessi.
Come Diogene con la sua lampada cercava l’uomo, noi continuamente cerchiamo i nostri persecutori; ma non potremo trovarli, perché siamo noi stessi il nostro nemico.
Dovremmo imparare a chiederci, ogni volta che crediamo di sentire l’ostilità in chi ci è accanto o ci attraversa la strada, se non sia la nostra ostilità che stiamo proiettando su di lui.
Scriveva Jung:
L’inconscio di un individuo si proietta sempre sugli altri, ossia noi rinfacciamo agli altri ciò che vediamo in noi stessi.
Questo principio è di una validità così generale da far riflettere: tutte le volte che si ha qualcosa da rimproverare a qualcuno, si farebbe bene ad aspettare un momento e a chiedersi con scrupolo che cosa significa per noi ciò che stiamo per rimproverare a un altro.
Cerchiamo continuamente i nostri persecutori
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