Preoccuparsi di ciò di cui si è certi sarebbe follia.Gottfried Wilhelm von Leibniz
La certezza solitaria del sogno tende comunque ad imporsi ad altri nel racconto... per rompere la solitudine
Nella struttura della certezza c’è il doversi occupare di altro, non di ciò di cui si è certi. Ma qual è la struttura del certo? Ogni certezza esige che volga altrove la mia preoccupazione e implica dunque una selezione delle preoccupazioni. L’espressione italiana sicurezza, deriva dal latino sine cura. Poiché quella cosa non preoccupa più, essa non desta interesse se non come mezzo sicuro per affrontare la preoccupazione. Il mondo scade a mezzo per conquistare ciò che ancora non sono certo di avere. Ciò di cui sono certo può divenire oggetto di attenzioni solo in vista di altro da raggiungere, ma per sé stesso non desta alcun interesse (ciò di cui fossi assolutamente certo non potrebbe destare in alcun modo il mio interesse): qui si inserisce il divergere tra interesse e attenzione. L’interesse è volto a qualcosa sulla base della valutazione di essa in ordine a sé stessa. L’interesse è sempre una valorazione della cosa. L’attenzione è invece ai mezzi per ottenere: si fa attenzione alla eventuale difficoltà, ai mezzi di rimozione della difficoltà per raggiungere il proprio interesse. Per banale che sembri, banale non è. L’interesse non è coincidente con l’attenzione, ne consegue che l’ampiezza del campo delle attenzioni nell’urgere dei bisogni riduce il campo degli interessi. Il bisogno suscita l’attenzione di poterlo soddisfare. Allorché dico: sono certo, dico anche questo: quella determinata cosa, essendo certa, consente ad altri di convenire e quindi questa certezza neutralizza l’altro togliendogli neutralità effettiva. Per la parte in cui conviene, appartiene al medesimo mondo della mia certezza: pluralità di sorgenti, comunanza di mondo. Tra me e l’altro si interpone come vincolo la certezza che vuole essere tanto più comune, quanto più si pone come certezza. La certezza solitaria del sogno tende comunque ad imporsi ad altri nel racconto, per rompere la solitudine. Per Eraclito essere certi significa avere in comune certezza. Se in comune avessimo un sogno, per quel sogno saremmo desti. Certezza = mondo, nelle varie configurazioni culturali = orizzonte della certezza della certezza, in modo tale che funga all’interno delle singole certezze una determinata certezza sulla quale poggiano tutte le altre. Mondo = certezza fondamentale su cui possono concrescere altre certezze. Rapportarsi al mondo = rapportarsi a sé stessi tramite il mondo.

Crediti
 Giovanni Romano Bacchin
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Quotes per Giovanni Romano Bacchin

Restare passato non significa essere passato, ma passato dell'essere, essere stato e non essere stato: dove il passato sia l'essenza, l'essenza è passata senza essere mai, e conservare nel ricordo ciò che è stato è conservare il suo non essere; dove sembra che qualcosa sia stato un tempo ed ora non sia più epperò la memoria lo conservi ritrovandolo nella sua presentificazione, si rivela invece che in nessun tempo esso è stato e quindi che la memoria lo ricorda veramente solo ricordando questa sua nientità.

Il vedere sempre di nuovo è vedere sempre per la prima volta, vedere che non decade ad accettare come ormai non più degno di ammirazione ciò che si vede: sempre per la prima volta è sempre l'unica volta che è ora.

L'antico tema della filosofia, unico attraverso il negato tempo che lo oscura ma non lo toglie, che Platone eredita consapevolmente dal tremendo Parmenide ed affida ad Aristotele è quello che esaspera in sé ogni particolare ricerca, quale sapere di non sapere; l'autentico problema umano che ne resta illuminato in tutta la sua estensione indivisa è non più la serie di problemi, adattate esistenze nel mondo esigente astuzia e scienza, ma l'essere se stesso problema, problema in cui l'uomo, già configurato come suo portatore indiscusso, si discute come da esso portato alla meraviglia di essere, che è meravigliosamente sapersi inessente.

L'inadeguatezza del concetto all'idea si esprime qui come inadeguatezza dell'anima alla sua intenzione, e poiché l' "intenzione" del vero (lo slanciarsi verso il vero) costituisce l'anima, l'inadeguatezza dell'anima a sé stessa.  Metafisica originaria

L'autentica solitudine della coscienza singola è la libertà del suo non essere accomunabile, che è però universalità del suo essere coscienza.