Che intendiamo con sapere?

Ogni sapere, come un qualcosa che si possiede, e di cui mai ci si spossessa, affinché conoscenza possa fluire e attraversarci, ha quei limiti che ogni sapere impone, sia si tratti inizialmente, di quel sapere strutturale relativo al contesto in cui nasciamo, sia in seguito, in ambito lavorativo o accademico per chi studia. Muovere con un qualsiasi sapere o spogli di questo e solo conoscendo, fa quella sottile ma non irrilevante differenza, nel superare quei limiti angusti che, passando da un linguaggio comune, inchioderanno o no, a quelli che diverranno a nostra volta, i limiti di un mondo vissuto e creduto come proprio. Ora, seguendo un certo pensiero logico, non avere alcun sapere, può essere un limite, ma in fondo, quello stesso pensiero, quando si fa più astruso e difficoltoso da combaciare, tanto si fa articolato, questo non sapere, può essere una possibilità, e in certi casi l’unica. Il fatto è distinguere ciò che intendiamo con sapere: se le nozioni imparate a memoria tramite uno studio specifico, c’è chi può dire di avere un sapere e chi no, sempre però considerando, che avere non è essere e, lo stesso sapere, portato altrove, e sempre altrove ci si porta, se oltre alla memoria non ha impregnato questo tuo esistere, non può che essere d’ostacolo alla comprensione, in quanto, contando su ciò che si sa, che fa anche la propria forza e sicurezza, si muove incontro e sempre ad altro, interpretando e riportando, ciò che è altro, allo stesso. E così, la vita si riproduce, come la sua cultura, nei limiti di questa in cui siamo e ci siamo confinati, e formarsi strada facendo in conoscenza, non è proprio lo stesso che formati da un sapere, che è comunque già sancito, e solo da ripetere. E allora, o eseguire senza corpo né anima, formati dal solo habitat, o fluire formandosi sempre di nuovo, da ciò che incessantemente viene incontro, e a questo punto, senza contare neanche su di te, avanzando spudoratamente, fra le spoglie di ogni sapere, una volta trovato il ritmo, sai che quello è il movimento. Ecco perché, è di vitale importanza, non tanto il sapere, seppur in certi casi indispensabile, ma conoscere, e la conoscenza non è mai in ciò che si sa, ma avviene continuamente, e dunque, più che attraverso le nozioni che magari col tempo si sono acquisite, si tratta proprio di essere nello stesso movimento, laddove le parole come note, conducono l’osservazione, nella visuale di questo, fatto proprio. Se non si e ci si perde, neanche si e ci si trova, se non all’interno della propria struttura, con tutto il sapere che si è memorizzato ma che proprio per ciò, nulla sa o si sa di noi, per il resto, si arriva dove si può, ma l’importante è che sempre ci arrivi.

Crediti
 Anna Maria Tocchetto
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