Joan MiróJudith Butler, nel suo libro Che mondo è mai questo? (2023), prosegue il suo impegno filosofico nell’esplorare questioni di genere e intersezionalità, offrendo una riflessione complessa su come le crisi globali, dalla pandemia ai cambiamenti climatici, abbiano un impatto differente su gruppi di persone in base a categorie come il genere, la razza, la classe sociale e altre identità. Questo approccio intersezionale è una componente centrale della filosofia di Butler e permea l’intero testo, sottolineando come le ingiustizie e le disuguaglianze siano esacerbate dalle crisi globali.

L’intersezionalità come chiave di lettura delle crisi globali

Una delle tesi fondamentali di Butler è che le crisi globali non colpiscono tutti allo stesso modo. La pandemia, ad esempio, ha messo in luce come le disuguaglianze preesistenti siano state amplificate, colpendo in modo sproporzionato le persone già vulnerabili: le donne, le minoranze razziali, i lavoratori precari e i gruppi socialmente emarginati. Butler argomenta che, per comprendere pienamente gli effetti delle crisi globali, è essenziale adottare una prospettiva intersezionale che tenga conto di come le varie forme di oppressione si intrecciano.

Questa visione non è nuova nell’opera di Butler, ma in Che mondo è mai questo? l’autrice amplia il suo discorso per includere le dimensioni globali delle crisi, sottolineando come il genere, la razza e la classe non siano semplicemente categorie sociali isolate, ma siano intrecciate in una rete di relazioni di potere che definisce la nostra esperienza del mondo. In tal senso, l’intersezionalità diventa uno strumento per analizzare e smascherare le strutture di oppressione che perpetuano le disuguaglianze a livello globale.

Il genere come categoria critica nelle crisi globali

Il tema del genere è uno dei pilastri del pensiero di Butler e, in Che mondo è mai questo?, questa riflessione si espande per affrontare le dinamiche di genere nelle crisi contemporanee. La pandemia, ad esempio, ha evidenziato come le donne siano state colpite in modo sproporzionato: in molti paesi, le donne hanno perso il lavoro a tassi più alti rispetto agli uomini, sono state sovraccaricate dal lavoro domestico e di cura, e hanno subito un aumento della violenza domestica. Questi fenomeni dimostrano come le disuguaglianze di genere siano radicate nelle strutture socioeconomiche e come le crisi globali non facciano altro che rafforzarle.

Inoltre, Butler pone l’accento su come le identità di genere non siano statiche, ma fluide e continuamente negoziate all’interno di contesti sociali e culturali specifici. Le crisi, dunque, diventano momenti di tensione in cui le identità di genere possono essere sfidate, messe in discussione o riconfigurate. Questo è particolarmente vero per le persone transgender e non binarie, che spesso affrontano discriminazioni multiple e sistemiche, ulteriormente accentuate durante le crisi globali.

La razza e la classe come fattori di vulnerabilità

Oltre al genere, Butler analizza come la razza e la classe sociale influenzino l’impatto delle crisi globali. La pandemia di COVID-19 ha messo in evidenza che le comunità nere, indigene e altre minoranze etniche sono state colpite in modo sproporzionato dal virus, non solo in termini di mortalità, ma anche a livello economico e sociale. La questione razziale si intreccia strettamente con quella economica: le persone appartenenti a queste comunità spesso occupano posizioni lavorative essenziali ma mal pagate e con scarso accesso a protezioni sanitarie e sociali.

Butler utilizza questo esempio per dimostrare come le strutture di potere esistenti perpetuino un ciclo di oppressione che penalizza coloro che si trovano ai margini della società. La prospettiva intersezionale diventa dunque fondamentale per comprendere come la razza e la classe operino in sinergia con il genere, creando una gerarchia di vulnerabilità in cui le persone più marginalizzate sono anche quelle più esposte alle conseguenze delle crisi.

Critica al neoliberismo e alle politiche di austerità

Butler non si limita a un’analisi delle disuguaglianze sociali, ma amplia la sua critica alle strutture economiche e politiche che contribuiscono a creare queste disuguaglianze. In particolare, l’autrice critica il neoliberismo, un sistema economico che privilegia il mercato e il profitto a scapito del benessere collettivo. Le politiche di austerità, che hanno caratterizzato molti paesi negli ultimi decenni, sono state particolarmente dannose per i gruppi più vulnerabili, poiché hanno tagliato i servizi sociali essenziali come la sanità e l’istruzione, aumentando ulteriormente le disuguaglianze.

Butler sottolinea come il neoliberismo sia un sistema che non solo ignora le disuguaglianze, ma le sfrutta e le rafforza. In questo contesto, la pandemia e altre crisi globali hanno messo in luce le conseguenze devastanti di questo sistema, che sacrifica la vita umana e il benessere collettivo sull’altare del profitto. Per Butler, la crisi non è solo sanitaria o economica, ma è una crisi delle strutture di potere e delle relazioni sociali che governano il mondo.

Che mondo è mai questo? di Judith Butler non è solo un’analisi delle crisi globali, ma un invito a ripensare le fondamenta etiche e politiche della nostra società. Attraverso una lente intersezionale, Butler mette in luce come le disuguaglianze di genere, razza e classe siano intrecciate in modo indissolubile e come queste crisi richiedano un cambiamento radicale nelle nostre strutture di potere. L’autrice ci sfida a immaginare un mondo più giusto e inclusivo, in cui la vulnerabilità e l’interdipendenza siano riconosciute come elementi centrali della condizione umana e diventino la base per una nuova solidarietà globale.

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  Sinossi del libro 'Che mondo è mai questo?' di Judith Butler
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