Quando [lei, Foucault] ha organizzato il Groupe d’information sur les prisons è stato su questa base: creare le condizioni in cui i prigionieri potessero parlare in prima persona. Sarebbe assolutamente falso dire, come sembrava fare il maoista, che lei passava alla pratica applicando le sue teorie. Non c’era né applicazione, né progetto di riforma, né inchiesta nel senso tradizionale. C’era tutt’altra cosa: un sistema di collegamenti in un insieme, in una molteplicità di parti e di pezzi a un tempo teorici e pratici. Per noi l’intellettuale teorico ha smesso d’essere un soggetto, una coscienza rappresentante o rappresentativa. Quelli che agiscono e lottano hanno smesso d’essere rappresentati, foss’anche da un partito o un sindacato che si arrogassero a loro volta il diritto di essere la loro coscienza. Chi parla e chi agisce? È sempre una molteplicità, anche nella persona che parla o agisce. Siamo tutti dei gruppuscoli. Non c’è più rappresentazione, non c’è che azione, l’azione della teoria e quella della pratica in rapporti di collegamento o di scambio.
,
Ancora nessun commento