Il disegno di legge conferì al ministro delle attività ittiche il potere assoluto di distribuire il capitale marino, ovvero i pesci appartenenti a tutto il popolo islandese, tra chiunque gli fosse congeniale. La quota non doveva essere proprietà privata di nessuno, ma finì per diventarlo e in breve tempo si vennero a creare dei re delle quote che cominciarono a trafficarle, a vendere il pesce non ancora pescato per cifre stratosferiche, formando una nuova classe di ricchi (i baroni del mare) che con gli anni acquisirono le quote altrui e da allora hanno in mano le attività ittiche. Spadroneggiano sui distretti e li mandano in rovina se hanno un tornaconto economico, hanno messo in sacco il governo, manipolato il Partito dell’indipendenza e infine qualche anno fa hanno comprato il Morgunbladid per diffondere la propria propaganda. Tutto questo è avvenuto sotto i nostri occhi e noi abbiamo lasciato che accadesse. Invece di alzarci, ci siamo piegati. Invece di protestare, ci lasciamo calpestare.
Ci lasciamo calpestare
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