Claude Cahun: uno, nessuno e centomila gender
Uno, due, tre: gender!
Maschile, femminile, neutro?
Si fa presto a domandare se tu sia uomo o donna e quale sia il tuo orientamento sessuale.
Ma Lucy Renée Mathilde Schwob, per sfuggire all’impertinenza della domanda, all’equivoco, provocatoriamente lo conferma, scardinandolo nel corso di tutta la sua vita pubblica e privata, e sceglie un nome d’arte evocativo di un’identità-non identità plasmabile, oscillante tra il maschile – femminile e l’assonante discendenza ebraica, quasi si trattasse di un terzo genere.
Claude Cahun: l’incarnazione dell’ambiguità.
Neutro è il solo genere che mi si addice sempre dichiarerà, lasciando trapelare l’intimo desiderio di esser sempre qualcos’altro, qualcun altro, altrove, libera dalla necessità d’esser relegata in una forma, d’esser contestualizzata in un preciso spazio temporale, distante dai confini, dalle definizioni, dalle etichette, da cui rifugge trasponendo un’originalità sperimentale, unica, nei suoi autoritratti onirici, negli scatti fotografici en travesti, in cui rivela tutto il suo talento indiscusso per la fotografia come ricerca profonda di altro da Sé.
La sua inclinazione artistica dominante fu la fotografia, dopo un primo momento in cui si dedicò alla scrittura. E sarà proprio la fotografia a renderla finalmente visibile.
Claude Cahun, scrittrice, fotografa, scenografa, poetessa innovativa, al di là del tempo, ancor oggi fonte di ispirazione per molti artisti, nacque a Nantes nel 1894, da Victorine Mary Antoinette Courbebaisse e da un noto giornalista, Maurice Schwob.
Trascorse gran parte dell’infanzia “nascosta sotto la tavola della cucina” di una casa agiata con il privilegio d’esser nata in una famiglia borghese e benestante. Privilegio che non la preserverà dal sentore di un clima cupo, opprimente, derivante dalla follia della madre (poi internata in manicomio) e da una salute cagionevole.
L’anoressia, l’uso di droghe e alcuni tentativi di suicidio evidenziano, fin dalla giovinezza, una fragilità inquieta, impressa profondamente nelle pieghe dell’anima e nel corpo, fino all’incontro provvidenziale con Suzanne Malherbe, disegnatrice e giovane promessa delle arti grafiche, sua coetanea e altrettanto curiosa adolescente diciassettenne…

Crediti
 Eva Gili Tos
  Fonte: Claude Cahun: uno, nessuno e centomila gender
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Quotes casuali

Nessun uomo si aprirà con il proprio padrone; ma a un amico di passaggio, a chi non viene per insegnare o per comandare, a chi non chiede niente e accetta tutto, si fanno confessioni intorno ai fuochi del bivacco, nella condivisa solitudine del mare nei villaggi sulle sponde del fiume, negli accampamenti circondati dalle foreste, si fanno confessioni che non tengono conto di razza o di colore. Un cuore parla ed un altro ascolta, e la terra, il mare, il cielo, il vento che passa e la foglia che si agita, ascoltano anche loro il vano racconto del peso della vita.Joseph Conrad
Dove vadano a finire certe vite non si sa. Poi chi pretende di raccontarle fa come certe candele capricciose, che invece di illuminarci il volto lo riempiono di ombre.Flavio Baroncelli
Quando una popolazione diventa distratta dal divertimento, quando è colma di ripetizioni visive, quando non ha bisogno di conoscenza per sostenere il suo modo di vivere, allora il modo in cui vengono presentate le informazioni è la loro realtà.Neil Postman