Il viaggio artistico di Gauguin: tra sogno e illusioneAll’inizio del 1892 venne portato in ospedale e a giugno era cosí povero che chiese alle autorità francesi di essere rimpatriato. Quando ripartì per la Francia nel giugno del 1893, facendo il viaggio all’inverso, portò con sé numerose sculture e sessantasei pitture. Tra queste c’erano Donna con fiore (Vahine no te tiare) e Donna con mango. Poi partí di nuovo, e a spingerlo fu come una disperazione, un’illusione. Di nuovo in quell’antro di mondo dove finí di vivere molto presto. Lasciò ancora tanti quadri. Tra questi c’era Da dove veniamo? Che cosa siamo? Dove andiamo? Il dipinto con gli alberi blu e l’uomo, proprio al centro del quadro, quasi di un colore luminoso e solare, che prova a raccogliere un frutto.
In un testo ritenuto opera di Samuel Taylor Coleridge un uomo si addormenta e nel sogno sale fino al cielo, dove riesce a cogliere un «mirabile fiore». Coleridge, per chiudere quel pensiero, per compiere un balzo, si chiede: «E se al risveglio quel fiore fosse fra le tue mani?» Il viaggio di Gauguin verso l’arcaico era stato solo un’illusione? Era stato un sogno? Di quel che aveva vissuto laggiù, disse che per la prima volta nella vita era riuscito a toccare ciò che aveva sempre cercato: il colore come «il linguaggio dell’occhio che ascolta». Lí raggiunse la capacità di «dare la sensazione musicale che fluisce dal colore, dalla sua propria natura, dalla sua interna, misteriosa ed enigmatica forza».
Quel mondo in cui si era rifugiato era sull’orlo della dissolvenza, una stella che emanava le ultime luci, un sogno che stava per svanire. Di quell’illusione, di quel sogno, ora, davanti agli occhi di ciascuno di noi, ci sono quei quadri che, come nel caso dell’uomo che si addormenta e sogna di salire in cielo, somigliano ai fiori che al risveglio ci si ritrova tra le mani.

Crediti
 Federico Pace
 Controvento
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