La nozione di competenza linguistica, introdotta da Noam Chomsky, è fondamentale per la linguistica generativa e rappresenta la conoscenza tacita, implicita e interiorizzata che un parlante nativo ha della propria lingua. Questa conoscenza non è necessariamente conscia; un parlante sa come formare frasi grammaticalmente corrette e come interpretarle, ma potrebbe non essere in grado di esplicitare le regole grammaticali che sta seguendo. La competenza linguistica è un sistema di regole e principi che permette al parlante di generare un numero potenzialmente infinito di frasi nuove e grammaticalmente valide, e di comprendere frasi mai sentite prima, a partire da un insieme finito di elementi (fonemi, morfemi, parole) e regole combinatorie.
Questa capacità di generatività infinita da mezzi finiti è considerata una caratteristica distintiva e cruciale del linguaggio umano, che lo differenzia qualitativamente dai sistemi di comunicazione animale. Mentre altri animali possono avere sistemi di comunicazione complessi, essi tipicamente mancano della flessibilità ricorsiva e della produttività illimitata che caratterizzano il linguaggio umano. La competenza linguistica di un individuo include la conoscenza della fonologia (i suoni e la loro organizzazione), della morfologia (la struttura interna delle parole), della sintassi (la struttura delle frasi) e della semantica (il significato delle parole e delle frasi), nonché delle interazioni tra questi livelli.
Chomsky distingue nettamente la competenza (competence) dall’esecuzione (performance). L’esecuzione si riferisce all’uso effettivo del linguaggio in situazioni concrete. L’esecuzione è influenzata da una varietà di fattori non strettamente linguistici, come limiti di memoria, distrazioni, errori occasionali (lapsus, false partenze), contesto sociale e intenzioni comunicative. Di conseguenza, l’esecuzione può non riflettere perfettamente la competenza sottostante del parlante. Ad esempio, un parlante può produrre una frase agrammaticale a causa della stanchezza o della fretta, pur possedendo la competenza per riconoscere l’errore se gli venisse fatto notare.
L’obiettivo primario della linguistica chomskiana è quello di caratterizzare la competenza linguistica, ovvero di costruire una teoria della grammatica interna che i parlanti possiedono. Si assume che questa competenza sia un sistema mentale reale, una proprietà del cervello del parlante. Lo studio dell’esecuzione è considerato secondario, o comunque dipendente da una previa comprensione della competenza, poiché l’uso del linguaggio è visto come il risultato dell’interazione tra la competenza linguistica e altri sistemi cognitivi e fattori contestuali.
L’idea di concentrarsi sulla competenza è una mossa di idealizzazione metodologica. Per studiare la struttura sottostante del linguaggio, è necessario astrarre dalle variazioni e dalle imperfezioni dell’esecuzione. Si assume un parlante-ascoltatore ideale in una comunità linguistica completamente omogenea, che conosce perfettamente la sua lingua e non è influenzato da condizioni grammaticalmente irrilevanti come limiti di memoria, distrazioni, ecc., nell’applicare la sua conoscenza della lingua nell’esecuzione effettiva. Questa idealizzazione permette di indagare la natura della facoltà del linguaggio e della Grammatica Universale, che si ritiene costituiscano la base della competenza linguistica individuale.
La competenza non è statica; si sviluppa nel bambino attraverso il processo di acquisizione del linguaggio e raggiunge uno stadio stabile nell’adulto. La teoria della Grammatica Universale (GU) è, in questo quadro, la teoria dello stato iniziale della facoltà del linguaggio, che, interagendo con l’esperienza linguistica, dà origine alla competenza matura di una lingua particolare (una Lingua-I).
La competenza linguistica è la conoscenza astratta e inconscia delle regole della propria lingua che permette la creatività linguistica, ovvero la capacità di produrre e comprendere un’infinità di espressioni. È questo sistema mentale, e non il comportamento linguistico osservabile di per sé, l’oggetto primario dell’indagine scientifica nella linguistica generativa.
Il libro esplora la natura innata della facoltà linguistica. Postula la Grammatica Universale come base biologica per l'acquisizione, nonostante la povertà dello stimolo, distinguendo Lingua-I e Lingua-E e affrontando il Problema di Platone, rivoluzionando lo studio del linguaggio.
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Questa capacità di generatività infinita da mezzi finiti è considerata una caratteristica distintiva e cruciale del linguaggio umano, che lo differenzia qualitativamente dai sistemi di comunicazione animale.
Noam Chomsky La conoscenza del linguaggioI moduli cognitivi sono sistemi computazionali specializzati, innati e incapsulati informativamente. La facoltà del linguaggio, con la sua grammatica interna, è un candidato primario per essere un tale modulo, le cui operazioni e rappresentazioni sono psicologicamente reali.
Jerry Fodor La modularità della menteLa Facoltà del Linguaggio in senso stretto (FLN), invece, è considerata il nucleo computazionale specifico del linguaggio umano, responsabile della generazione di strutture gerarchiche e della ricorsività, ovvero la capacità di incorporare elementi linguistici all'interno di altri elementi dello stesso tipo.
Noam Chomsky La conoscenza del linguaggioL'obiettivo della linguistica generativa è quello di caratterizzare la facoltà del linguaggio, intesa come un componente specifico della mente/cervello umano, e la conoscenza linguistica (Lingua-I) che un individuo sviluppa sulla base di questa facoltà e dell'esperienza.
Luigi Rizzi Introduzione alla linguistica generativaChomsky vede nella sua teoria della Grammatica Universale (GU) una moderna reincarnazione scientifica delle idee razionaliste sulla natura della mente e del linguaggio. Egli riprende e sviluppa diversi temi chiave del razionalismo cartesiano.
Noam Chomsky La conoscenza del linguaggio
Aspetti della teoria della sintassi di Noam Chomsky
Quest’opera del 1965 è fondamentale per la linguistica generativa, in cui Chomsky elabora e raffina ulteriormente le sue idee. Qui viene introdotta e sviluppata in modo sistematico la distinzione cruciale tra competenza (la conoscenza idealizzata della lingua da parte del parlante-ascoltatore) ed esecuzione (l’uso effettivo della lingua in situazioni concrete). Il libro delinea gli obiettivi della teoria linguistica, concentrandosi sulla descrizione della competenza attraverso una grammatica generativa e ponendo le basi per il modello standard della teoria.
Il linguaggio del pensiero di Jerry Fodor
In questo influente saggio, il filosofo e scienziato cognitivo Jerry Fodor argomenta a favore dell’ipotesi di un linguaggio del pensiero o mentalese, un sistema rappresentazionale innato, dotato di una sintassi e una semantica proprie, che sottostà al pensiero cosciente. Sebbene non focalizzato esclusivamente sulla linguistica chomskiana, il lavoro di Fodor si interseca profondamente con essa, specialmente riguardo all’innatismo, alla modularità della mente e alla natura computazionale dei processi cognitivi, inclusa la comprensione e produzione del linguaggio naturale.
Fondamenti del linguaggio. Cervello, significato, grammatica, evoluzione di Ray Jackendoff
Jackendoff, linguista e filosofo che ha lavorato a stretto contatto con le teorie chomskiane per poi sviluppare una sua prospettiva originale, esplora in quest’opera le basi del linguaggio umano da un punto di vista interdisciplinare. Affronta questioni relative all’interfaccia tra sintassi, semantica e concettualizzazione, all’architettura della facoltà del linguaggio nel cervello e alle possibili traiettorie evolutive. Il libro offre una visione integrata che cerca di conciliare gli aspetti formali della grammatica con quelli cognitivi e biologici, discutendo anche la nozione di competenza.
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