La scienza è (o almeno deve essere) un'impresa pubblica e critica.Ludovico Geymonat

Geymonat aveva a cuore la fondazione di una nuova concezione del mondo. Ha vissuto l’epoca del trionfo della scienza e della tecnica, che aveva (ha) esposto risultati mirabolanti nel campo della conoscenza, ma aveva chiaro che i problemi dell’umanità si erano accentuati, e occorreva rilanciare il materialismo dialettico, che assume come conoscenza imprescindibile non solo la scienza, ma anche la filosofia, una concezione del mondo, appunto, per collegare organicamente – dialetticamente – i nessi di ogni sapere. Quando ha scritto quelle parole,
era ancora
solo il 1979, ma avvertiva già la necessità di raccordare le scienze specialistiche con il progetto più generale dell’emancipazione dell’uomo, nel senso leniniano
Geymonat, dopo un primo rifiuto del materialismo dialettico, generato da un equivoco sull’interpretazione del diamat – di un certo dogmatismo staliniano, porrà nella luce corretta l’analisi di Lenin sulla conoscenza relativa, che non significa affatto relativismo assoluto. Il suo è un modo gentile, perché attento a non assolutizzare ogni concezione e a lasciare lo spazio per un confronto che favorisca il raggiungimento dell’obiettivo comune, e però rigoroso nel proporre un rimedio a quello che oggi appare invece un problema incancrenito: la separazione degli scienziati, degli intellettuali, dal mondo della vita delle masse, dai problemi generali. In questo senso, rileva ancora il nostro scienziato, bisogna anche uscire da un certo linguaggio di nicchia, per favorire un’apertura alla critica della collettività, poiché le masse non possono essere soggetto passivo del pensiero di uno strato (esiguo) di specialisti. Geymonat pare aver assorbito totalmente la posizione di Engels sul materialismo dialettico, riporta all’attualità del pensiero rivoluzionario il compito di affermare la scienza come processo generale di conoscenze al servizio dell’uomo, e non di una sola classe e in questo senso, e solo in questo senso, si può parlare di scienza borghese e scienza proletaria. Questo processo è oggettivo, e non soggettivistico-fenomenistico. Insomma,
la materia pensa, come disse Engels.
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