All’idea di poeta si riconnette un personaggio bislacco, poco attendibile. Il suo stesso linguaggio fa parte della retorica e in quanto verità può essere dannosa. Oggi più che mai, tutti i poeti della mia generazione hanno dovuto fare i conti con la Filosofia, come ho già detto, i filosofi stessi si rivolgono ai poeti con deferenza. Ma nella poesia non basta l’emozione, condizione necessaria, c’è bisogno della passione pura. Il pericolo che vedo oggi è quello che ci si sieda in una specie di simulacro, finto, come fosse vero, senza la scossa della passione totale. Dopo l’incanto è venuto il disincanto, ma l’incanto tende sempre a riprodursi. Se la poesia conserverà un rapporto con l’incanto, potremo resistere alle strutture dell’lo. Incanto e canto, del resto, sono la stessa cosa; noi stessi diciamo di non avere più miti, ma vediamo una proliferazione di miti. C’è confusione di lingue, teorie e cosmologie; gli stessi poeti, nei loro scritti di poetica, tendono a gettare il velo su quella che è la loro poetica reale. Basti pensare al Dante del De vulgari eloquentia che contraddice la sua stessa poesia.
Cos’è, dunque, un poeta?
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