Costruzione nel costruito
La cosiddetta zona d’ombra o il negativo, non è che l’altro da sé, il quale, non passando attraverso la mediazione, viene rimosso e spinto giù nell’inconscio, per poter così, farsi simili nell’immediato. Ed è proprio quest’immediato che contiene la luce e le sue ombre, come pure tutto il male con le sue contraddizioni. E allora… Conosci te stesso! Ma sì! Frase di Socrate questa, cui molti speculatori si sono agganciati, navigando nell’illusorio fine da raggiungere, per conquistare la conoscenza di sé, che poi, dovrebbe portare alla conoscenza dell’altro, e non al disconoscimento che ognuno ha perpetrato, portando con sé la sua ombra. E naturalmente, si sorvola il sapere di non sapere dello stesso filosofo, che può sembrare paradossale, quando non di sconfitta, per un pensiero che ragiona nell’immediatezza del suo mondo illusorio, muovendo appunto, con quel sé, costruzione anch’esso nel costruito, e che questa regge. Non è poi così paradossale invece, nel reale di fatto, dove ogni conoscenza che sempre avviene nell’interazione, non può che essere inventiva. La conoscenza, mira dunque al possesso ed ha un fine, ma ha assolutamente bisogno del condizionamento reciproco, laddove questo non vi è, non c’è alcunché da conoscere, l’osservatore è l’osservato. La fine del reale seppur irreale, come pure di ogni analisi o analizzare e analizzarsi passa da qui.

Crediti
 Anna Maria Tocchetto
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