Quando noi compriamo o vendiamo un pezzo di terra, o ci facciamo dare un diploma o ci sposiamo, ci rendiamo complici dello Stato che è il solo garante di tutte queste operazioni, che duran dalla nostra nascita fino alla morte, e che non avrebbero nessun valore se non ci fossero le sue sanzioni, la sua forza pronta a sorgere dal buio della strada e ad apparire nella livida atmosfera dei tribunali. Il patto che ci lega con il mondo non è un patto cristiano d’amore. Quando ne accettiamo quei benefici, che sono simili a quelli di un ospedale, questi non di meno ci legano moralmente, ci fanno responsabili inevitabilmente di tutto quello che fa lo Stato. Quando lo Stato ruba, noi rubiamo. Quando ammazza, noi ammazziamo.
Voi passate davanti alle carceri, con un certo sentimento di ribrezzo ed evitate di nominarle in conversazione. Ma quegli edifizi furono costruiti col vostro denaro, quelle istituzioni si reggono con le vostre tasse, e voi le riempite di condannati col giudizio dei vostri giudici, e le vostre libertà di passeggiar per le vie, di commerciare onestamente, di votare per chi vi pare non hanno altra garanzia che la minaccia del carcere.
Lo Stato quando non legalizza la prostituzione la regola almeno; può abolire la pena di morte, ma deve mantenere degli uomini, che sono autorizzati ad uccidere, anzi sono armati per questo, e vengon premiati quando inventano un nuovo modo di uccidere altri uomini più rapidamente e sicuramente. Questa è la natura dello Stato e la condanna dell’uomo. Mi si dica che è inevitabile, ma non mi si dica che questo Stato è uno Stato cristiano, anche se, in parte, può coincidere con desideri cristiani e sia, in parte, amministrato da coscienze cristiane.
Uomini di Stato, cristiani e no, talora confessarono l’imbarazzo della loro posizione. Nell’esercizio della loro funzione si trovarono a compiere azioni che se le avessero fatte da privati essi le avrebbero giudicate criminali. L’uomo di Stato, come il generale, può, anzi deve, dire bugie, ordire degli inganni, tacere l’evidenza, pur di raggiungere lo scopo che lo Stato gli ha prefisso. Questo mistero per cui, passando dalla strada all’ufficio dei ministri, l’illecito diventa lecito, e la colpa del privato si fa merito e monumento nella biografia dell’uomo pubblico non è un mistero cristiano. Le confessioni di un Cavour, di un Bismarck, di un Churchill sono famose; essi han sentito e cercato di coprire in qualche modo questa condizione umana. Per lo meno son stati sinceri nel loro turbamento, ma quando questo Stato, senza pudore e senza pietà, vuol farsi credere uno Stato cristiano, allora vien fuori l’ipocrisia che è peggio del peccato e persino dell’impudenza.
Assaggi sopra il pessimismo cristiano di sant'Agostino e il pessimismo naturalistico di Machiavelli
introduzione di Quirino Principe
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