Certe volte di notte, pensavo alla bellezza con cui i poeti avevano commosso il mondo, e tutto il cuore mi si annegava di pena come una bocca con un grido. Pensavo alle feste a cui avevano assistito, le feste della città, le feste nei luoghi alberati con torce di sole nei giardini fioriti, e da dentro le mani cadeva la mia povertà.
Ormai non ho né trovo parole per chiedere misericordia. Incolta e brutta come un ginocchio nudo è la mia anima. Cerco una poesia che non trovo, la poesia di un corpo che la disperazione popolò improvvisamente nella sua carne, di mille bocche grandiose, di due mila labbra urlanti.
Alle mie orecchie arrivavano voci distanti, bagliori pirotecnici, ma io sono qui solo, afferrato dalla mia terra di miseria con nove perni.
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