
Il nome deriva da borghigiani, gli abitanti della città medievale (in tedesco: Burg).
Storicamente è la classe che ha sostituito la nobiltà feudale (Feudalesimo) nell’esercizio del dominio sull’intera società; dal punto di vista dell’economia è perciò la classe che detiene attualmente la proprietà dei mezzi di produzione.
La borghesia, sottolinea Marx, «ha avuto nella storia una funzione sommamente rivoluzionaria … Essa per prima ha mostrato che cosa possa l’attività umana. Essa ha creato ben altre meraviglie che le piramidi d’Egitto, gli acquedotti romani e le cattedrali gotiche; essa ha fatto ben altre spedizioni che le migrazioni dei popoli e le Crociate» Manifesto, p. 29.
Per compiere quest’opera la borghesia ha praticato in modo aperto lo sfruttamento distruggendo i miti che lo circondavano, ha trasformato «la dignità personale in un valore di scambio» e costretto gli uomini ad aprire gli occhi sui loro rapporti. In soli cento anni di dominio e cioè dalla metà del secolo XVIII alla metà del secolo XIX la borghesia ha portato a un livello tale le forze produttive da superare tutto quello che le generazioni passate nel loro insieme avevano fatto. Ma, come «lo stregone che non può dominare le potenze sotterranee da lui evocate», la borghesia ha cresciuto con sé la classe antagonista che ne distruggerà il potere; il modo stesso in cui la borghesia può esistere, una continua lotta e una serie infinita di cambiamenti, l’ha obbligata più volte a chiedere l’aiuto del proletariato e così a spingerlo nelle vicende politiche: «essa stessa, dunque, dà al proletariato gli elementi della propria educazione, gli dà cioè le armi contro se stessa».
Il riconoscimento della funzione storica della borghesia è uno dei numerosi punti in cui il realismo del pensiero di Marx si manifesta in modo particolarmente chiaro, differenziandosi dalle generiche dichiarazioni contro lo sfruttamento, il potere e l’arbitrio. Inutile sottolineare che la capacità di vedere il ruolo progressivo svolto a suo tempo dalla borghesia è una delle condizioni per comprenderne l’inevitabile decadenza. Naturalmente la borghesia non ha avuto la stessa fisionomia dovunque: il discorso di Marx si riferisce dunque al suo insieme per prendere in esame, quando necessario, la realtà di questa o quella singola borghesia nazionale in un dato momento storico con le forme concrete dei suoi partiti politici, delle sue fazioni con interessi contrastanti e in genere delle sue molteplici contraddizioni. Un esempio straordinariamente articolato del modo marxiano di analisi si trova nel 18 Brumaio di Luigi Bonaparte.
È da notare infine che, nell’uso generale, il termine di borghesia non è perfettamente sinonimo di «classe dei capitalisti», pur essendo evidente che il modo di produzione capitalistico è quello in cui domina la borghesia. Esiste un margine di differenza che rinvia nel caso di «classe dei capitalisti» prevalentemente alla sfera dei fenomeni economici e di quelli ad essi collegati in modo più diretto, e nel caso di borghesia all’insieme dei fenomeni legati all’economia in modo più mediato: le abitudini e le forme di comportamento, il sapere, le ideologie, ecc.; questa differenza si nota bene in espressioni del tipo «cultura borghese», «morale borghese», ecc.
Dizionario enciclopedico marxista
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a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare di Torino
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