Deriva dalla parola burocrazia, con la quale si indica un sistema di funzionari ordinati gerarchicamente per lo svolgimento di determinate mansioni nei diversi settori della vita pubblica; il che implica l’esercizio di un certo potere che è tanto più forte quanto più le decisioni vengono prese impersonalmente per gradi successivi, come avviene negli Stati moderni.
La delega di mansioni a funzionari è sempre esistita laddove esisteva un potere centralizzato, come nel caso dei grandi imperi dell’antichità, dove tuttavia il rapporto burocratico si fondava sulla fedeltà a una o più persone, come il sovrano o i suoi luogotenenti, davanti ai quali il funzionario era responsabile della corretta applicazione delle leggi e ai quali doveva rendere conto dei propri atti e delle proprie decisioni.
Negli Stati moderni invece e soprattutto nelle democrazie borghesi, la burocrazia è andata sempre più assumendo il carattere di una corporazione a sé stante, al di sopra della società, vale a dire al di sopra degli antagonismi di classe, delle lotte tra ceti, gruppi, ecc. Essa si presenta dunque come la depositaria dell’«essenza» dello Stato e tende perciò a sostituire i rapporti reali tra gli individui e le classi con rapporti formali rispondenti a una logica interna, appunto burocratica. Perciò «lo spirito generale della burocrazia è il segreto, il mistero, custodito entro di essa dalla gerarchia, e all’esterno in quanto essa è corporazione chiusa. Il palesarsi dello spirito dello Stato, e l’opinione pubblica, appaiono quindi alla burocrazia come un tradimento del suo mistero. L’autorità è perciò il principio della sua scienza e l’idolatria dell’autorità è il suo sentimento. Ma all’interno della burocrazia lo spiritualismo diventa un crasso materialismo, il materialismo dell’ubbidienza passiva, della fede nell’autorità, del meccanismo di un’attività formale fissa, di principi, di idee, di tradizioni fisse. In quanto al burocrate preso singolarmente, lo scopo dello Stato diventa il suo scopo privato, una caccia ai posti più alti, un far carriera» (Marx, Dalla critica della filosofia hegeliana del diritto, in Opere III, pp. 53-54).
Poiché burocrazia e Stato si identificano nella società capitalistica, la burocrazia è dunque lo strumento mediante il quale la borghesia esercita indirettamente il suo dominio di classe; in un primo tempo essa aveva svolto un ruolo subordinato rispetto alla borghesia, ma a partire dalla seconda metà dell’Ottocento fino a oggi si è assistito a un processo di completa autonomizzazione dell’apparato burocratico-statale, così che la logica del burocratismo, aspetto degenerativo della burocrazia, si è imposta in misura determinante a tutti i livelli.
La lotta alla burocrazia, che è lotta per la democrazia reale contro la democrazia fittizia burocratica, non può che fondarsi sul controllo popolare e sulla partecipazione. In una prospettiva rivoluzionaria Lenin ravvisava nei Soviet, assemblee dei delegati di fabbrica, forme cioè spontanee di autogoverno popolare, l’ossatura di quella «nuova macchina» statale che avrebbe dovuto sostituire la vecchia e inutilizzabile macchina burocratica zarista.
Tuttavia nell’applicazione concreta anche nell’URSS sono riapparse forme di burocratismo in contrasto con quanto avevano scritto i teorici intorno al problema, sia a motivo delle difficoltà reali insite nella questione e delle vicende storiche, sia a causa di una sottovalutazione del problema e della mancanza di un efficace controllo popolare.
Il burocratismo riferito a partiti politici indica per analogia la tendenza a privilegiare l’aspetto burocratico su quello ideale e politico, a riprodurre all’interno del partito gli stessi difetti riscontrabili nello Stato: privilegio delle norme o delle consuetudini amministrative sui contenuti pratici, indifferenza per il loro significato politico, maturazione lenta delle decisioni e tendenza al rinvio di quelle importanti. Tutto questo non deve essere confuso con il risultato dell’inettitudine di funzionari o di impiegati, che è semmai una conseguenza del burocratismo, ma deve essere considerato come il complesso fenomeno derivante da un sistema che tende a riprodursi mantenendo invariate le proprie strutture e che alimenta in continuità una propria visione specifica del modo di gestire certi compiti.
Dizionario enciclopedico marxista
www.resistenze.org
a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare di Torino
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