Capitalismo di Stato
Secondo la concezione marxista, è l’intervento diretto dello Stato nell’organizzazione della produzione e della distribuzione dei prodotti. È il progressivo sostituirsi al singolo capitalista dello Stato come imprenditore diretto. Il grande sviluppo della produzione industriale e delle tecniche di controllo centralizzato della produzione e della distribuzione che l’intervento dello Stato permette di realizzare è una delle caratteristiche tipiche del capitalismo di Stato.

Lenin afferma che esso è: «… la preparazione materiale più completa del socialismo, la sua anticamera, quel gradino della scala storica che nessun gradino intermedio separa dal gradino chiamato socialismo». In questo senso egli riteneva che, nel maggio del 1918, nelle condizioni di grave arretratezza economica in cui versava la Russia sovietica nel suo primo anno di vita, il capitalismo di Stato fosse un passaggio necessario per la vittoria definitiva del socialismo.

«Per chiarire ancor meglio la questione, citiamo anzitutto un esempio estremamente concreto di capitalismo di Stato. Tutti sanno qual è questo esempio: la Germania. Qui abbiamo l’ultima parola della grande tecnica capitalistica moderna e dell’organizzazione sistematica al servizio dell’imperialismo dei borghesi e degli junker. Cancellate le parole sottolineate, mettete al posto dello Stato militare, dello Stato degli junker, borghese e imperialista, un altro Stato, ma uno Stato di tipo sociale diverso, di diverso contenuto di classe, lo Stato sovietico, cioè proletario, e ottenete tutta la somma delle condizioni che dà il socialismo» Lenin, Sull’infantilismo di sinistra, Opere scelte, vol. unico, p. 456.

Lo scoppio della guerra civile ritardò la realizzazione di questo progetto che venne tuttavia ripreso e sviluppato negli anni della NEP.


Crediti
 Autori Vari
 Dizionario enciclopedico marxista
  www.resistenze.org
  a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare di Torino
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