Comunismo
È la società senza classi. Il comunismo, nella sua forma primitiva, fu l’organizzazione sociale tipica delle prime comunità umane, dove il processo di divisione sociale del lavoro era ancora in una fase del tutto naturale, e i mezzi di produzione erano limitati alle sole mani o a strumenti semplicissimi. In questo periodo storico, secondo il marxismo, gli uomini erano nella condizione della più completa dipendenza dalla natura e mancanza di libertà (libertà e necessità). Tuttavia in questo tipo di società mancava anche quel fenomeno caratteristico di tutte le società che da allora l’umanità ha conosciuto, cioè l’oppressione e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Anche per questo, dal momento della dissoluzione del comunismo primitivo si è manifestata nelle classi oppresse, sia pure in forme estremamente diverse, l’aspirazione alla realizzazione del comunismo. Secondo il marxismo queste aspirazioni possono concretizzarsi solo a condizione che esista una classe che, per la funzione che svolge all’interno della produzione, sia in grado di eliminare radicalmente e definitivamente le differenze di classe. Le condizioni per la nascita di questa classe si sono verificate soltanto con lo sviluppo del capitalismo industriale moderno.

«I primi tentativi fatti dal proletariato per far valere direttamente il suo proprio interesse di classe in un tempo di fermento generale, nel periodo del rovesciamento della società feudale, dovevano di necessità fallire, sia per il difetto di sviluppo del proletariato, sia per la mancanza di quelle condizioni materiali della sua emancipazione, le quali non possono essere che il prodotto dell’epoca borghese.
La letteratura rivoluzionaria che accompagnò questi primi moti del proletariato è, per il suo contenuto, necessariamente reazionaria. Essa insegna un ascetismo universale e una rozza tendenza a tutto uguagliare
» Manifesto, pp. 62-63.

Questo comunismo ancora «rozzo e materiale» non era in generale che «l’espressione conseguente della proprietà privata» e al pari di questa era negazione della personalità umana come è evidente nella pretesa della «comunanza delle donne» il cui unico risultato avrebbe potuto essere soltanto quello di «un rapporto di prostituzione generale con la comunità». Si trattava in sostanza di cupidigia per la proprietà privata più ricca, espressa «sotto forma di invidia e di tendenza al livellamento», nelle forme stesse, dunque, che costituiscono la natura della concorrenza. Il comunismo rozzo è perciò «il compimento di questa invidia e di questo livellamento, la negazione astratta dell’intero mondo della cultura e della civiltà», l’assurdo ritorno alla condizione dell’uomo primitivo.

Dalla critica delle teorie del socialismo e comunismo critico-utopistici, ben diversi dal comunismo rozzo, dell’economia politica inglese e della filosofia classica tedesca (cfr. Lenin, Tre fonti e tre parti integranti del marxismo) Marx ed Engels svilupparono la concezione scientifica del comunismo, che afferma la necessità e la possibilità della sua realizzazione, in base allo studio delle leggi di sviluppo del capitalismo. Marx distinse due fasi del comunismo: una prima fase sviluppata sull’«espropriazione degli espropriatori» o «stato della necessità» in cui a ciascuno è dato secondo il suo lavoro (Socialismo) e una seconda fase, «stato della libertà», in cui a ciascuno è dato secondo i suoi bisogni. Lenin a questo proposito, nell’affrontare il problema della «fase superiore della società comunista», nel suo libro Stato e Rivoluzione scritto nel settembre del 1917, riporta a pagina 106 un passo della Critica del programma di Gotha di Marx: «…In una fase più elevata della società comunista, dopo che è scomparsa la subordinazione asservitrice degli individui alla divisione del lavoro, e quindi anche il contrasto di lavoro intellettuale e fisico; dopo che il lavoro non è divenuto soltanto mezzo di vita ma anche il primo bisogno della vita; dopo che con lo sviluppo onnilaterale degli individui sono cresciute anche le forze produttive e tutte le sorgenti della ricchezza collettiva scorrono in tutta la loro pienezza, solo allora l’angusto orizzonte giuridico borghese può essere superato, e la società può scrivere sulle sue bandiere: ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni!».

Un problema centrale, secondo la concezione marxista, per la realizzazione del comunismo è quello di riuscire a determinare nella prima fase le condizioni per la progressiva estinzione dello Stato. La stessa formulazione del problema fa riferimento, nell’analisi marxista, non alla «distruzione» dello Stato socialista ma alla sua progressiva perdita di funzioni, al cessare delle condizioni storiche ed economiche che ne giustificano l’esistenza.

«Soltanto allora [nella società comunista] diventa possibile e si attua una democrazia realmente completa, realmente senza alcuna eccezione. Soltanto allora la democrazia comincia ad estinguersi, per la semplice ragione che, liberati dalla schiavitù capitalistica, dagli innumerevoli errori, barbarie, assurdità, ignominie dello sfruttamento capitalistico, gli uomini si abituano a poco a poco a osservare le regole elementari della convivenza sociale, da tutti conosciute da secoli, ripetute da millenni in tutti i comandamenti, a osservarle senza violenza, senza costrizione, senza sottomissione, senza quello speciale apparato di costrizione che si chiama Stato» ivi, p. 99.

Il riferimento all’abitudine non è dovuto alla ovvia difficoltà nello stabilire esattamente quali saranno, nei minimi particolari, i caratteri del comunismo, ma è un tratto distintivo della concezione marxista del comunismo nei confronti di interpretazioni utopistiche (Anarchismo, Socialismo) dello stesso. Infatti l’abitudine all’autogoverno – in altri passi si fa riferimento al costume – fa parte di quel processo generale di riappropriazione da parte dell’uomo della propria coscienza sociale, che può avvenire solo a patto che vengano eliminate le condizioni materiali del prodursi dell’alienazione.


Crediti
 Autori Vari
 Dizionario enciclopedico marxista
  www.resistenze.org
  a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare di Torino
 SchieleArt •   • 




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