Questa malattia era la mediocrità
È il verificarsi di condizioni che determinano una perturbazione o la paralisi temporanea nel processo di produzione. Può investire il processo produttivo nel suo complesso o manifestarsi in un settore particolare dello stesso.

Già la scuola classica dell’economia politica aveva individuato nelle crisi un fenomeno caratteristico del capitalismo. Tuttavia le cause che conducevano al verificarsi di crisi periodiche, la funzione che queste crisi assumevano nel quadro generale dello sviluppo del capitalismo restarono in gran parte sconosciute ai fondatori dell’economia politica. Marx affrontò il problema delle crisi conducendo sia una critica complessiva del modo di produzione capitalistico che la critica dell’economia politica classica. Secondo l’analisi marxista la crisi è il manifestarsi di un limite, di una contraddizione nel modo capitalistico di produrre, e al tempo stesso costituisce una parziale e temporanea soluzione degli squilibri e delle contraddizioni che lo sviluppo stesso del capitalismo comporta.

«La contraddizione, esposta in termini generali, consiste in questo: la produzione capitalistica racchiude una tendenza verso lo sviluppo assoluto delle forze produttive, indipendentemente dal valore e dal plusvalore in esso contenuto, indipendentemente anche dalle condizioni sociali nelle quali essa funziona; ma nello stesso tempo tale produzione ha come scopo la conservazione del valore-capitale esistente e la sua massima valorizzazione (vale a dire l’accrescimento accelerato di questo valore). Per la sua intrinseca natura essa tende a considerare il valore-capitale esistente come mezzo per la massima valorizzazione possibile di questo valore» Il Capitale, libro III, p. 302.

L’enorme sviluppo delle forze produttive, caratteristico del capitalismo industriale, non è controllato e organizzato in relazione alle esigenze e agli effettivi bisogni della società, ma in seguito alle condizioni di valorizzazione del capitale. In conseguenza a ciò, a un determinato grado di sviluppo del processo di produzione, si verifica una sovrapproduzione relativa di capitale, nella forma sia di mezzi di produzione che di merci, che non sono più in condizione di fornire plusvalore in una proporzione «adeguata» (cioè sempre maggiore) alle esigenze di sviluppo del capitale stesso. Descrivendo il limite del modo capitalistico di produzione Marx afferma: «L’estensione o la riduzione della produzione non viene decisa in base al rapporto fra la produzione e i bisogni sociali, i bisogni di un’umanità socialmente sviluppata, ma in base all’appropriazione del lavoro non pagato e al rapporto fra questo lavoro non pagato e il lavoro oggettivato in generale o, per usare un’espressione capitalistica, in base al profitto e al rapporto fra questo profitto e il capitale impiegato, vale a dire in base al livello del saggio di profitto» ivi, p. 312.

Analogamente lo sviluppo irrazionale di alcuni settori della produzione determina, quando vengono a cessare le condizioni di valorizzazione del capitale impiegato nei settori divenuti inutili – dal punto di vista capitalistico – in seguito a sovrapproduzione, una sovrappopolazione relativa, cioè un eccesso di offerta di forza-lavoro in quei settori. Le crisi sono, in generale, lo strumento attraverso il quale, nel modo capitalistico di produrre, viene ristabilito l’equilibrio tra capitale impiegato e profitto realizzato, attraverso la distruzione delle forze produttive che risultano in eccesso in seguito alla sovrapproduzione e alla sovrappopolazione relative. Nei «periodi» di crisi si verifica una generale restrizione dei consumi: «Precisamente perché solo in questo nesso, specificamente capitalistico, il prodotto in eccesso riveste una forma tale che colui che lo possiede può metterlo a disposizione del consumo unicamente quando esso si riconverte per lui in capitale» ivi, p. 311.

Restrizione che si accompagna all’espulsione dal processo produttivo di ingenti masse di lavoratori.

Le crisi, pur essendo collegate a questa contraddizione fondamentale tra carattere sociale della produzione e proprietà privata dei mezzi di produzione, hanno assunto, soprattutto nel XX secolo, caratteristiche alquanto diverse dalle crisi decennali di sovrapproduzione dell’Ottocento, in seguito allo sviluppo del capitalismo monopolistico e dell’imperialismo, hanno avuto come «fattori scatenanti» anche motivi di carattere finanziario. Tuttavia, secondo l’analisi marxista, permangono le stesse motivazioni di fondo e gli stessi fenomeni speculativi, di concorrenza spietata e realizzazione di superprofitti che erano immediatamente evidenti nelle crisi periodiche del 1800.

Gli Stati moderni sono in grado di utilizzare strumenti più efficaci di quelli impiegati nell’Ottocento per risolvere o tentare di risolvere le crisi economiche nella nostra epoca. Tra questi vi sono provvedimenti diventati ormai tradizionali, anche se di volta in volta vengono presentati con etichette diverse. Il primo consiste nell’aumento delle imposte indirette. Ciò produce, tra l’altro, un rialzo generale dei prezzi di vendita delle merci, che determina una diminuzione dei redditi reali, non già in rapporto al reddito complessivo, ma al reddito destinato all’acquisto dei beni che sono soggetti all’aumento di imposta. La conseguenza più ovvia che ne deriva è una riduzione del salario reale in quanto la parte maggiore dei salari è spesa nell’acquisto di tali beni. Invece l’aumento generalizzato dei prezzi dei generi di prima necessità non incide, se non in minima parte, sui redditi più alti.

Il secondo provvedimento è basato sull’emissione in eccesso di banconote, cioè su una politica inflazionistica controllata. I pagamenti con carta moneta svalutata producono, in generale, gli stessi effetti di rialzo dei prezzi e di riduzione del salario reale che si verificano con l’aumento delle imposte indirette. In entrambi i casi si tratta di provvedimenti che rafforzano lo Stato e le classi che questo rappresenta, indebolendo oggettivamente il movimento operaio, e aggravano le condizioni di vita dei lavoratori.


Crediti
 Autori Vari
 Dizionario enciclopedico marxista
  www.resistenze.org
  a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare di Torino
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