È la funzione esercitata dal gruppo sociale che è, o è in grado di diventare, il nucleo dirigente di un’intera società. Essa si manifesta come capacità di orientamento e di aggregazione di altri gruppi sociali, che svolgono ruoli non altrettanto decisivi all’interno dei rapporti di produzione, nonché come direzione politica, intellettuale e morale su vasti settori di popolazione che non appartengono al gruppo sociale egemone in senso stretto. Secondo Gramsci: «… il contenuto dell’egemonia politica del nuovo gruppo sociale che ha fondato il nuovo tipo di Stato deve essere prevalentemente di ordine economico: si tratta di riorganizzare la struttura e i rapporti reali tra gli uomini e il mondo economico o della produzione» Quaderni del Carcere, p. 1053.
Infatti pur essendo un fenomeno di direzione essenzialmente culturale e morale, una «valorizzazione del fatto culturale», le capacità egemoniche di un gruppo sociale sono un’emanazione organica di necessità economiche. Il problema dell’egemonia è strettamente legato a quello del «blocco storico», cioè al problema della trasformazione del gruppo subordinato in dominante, «perché l’egemonia è anche economica e ha il suo fondamento nella funzione decisiva che il gruppo dirigente esercita nel nucleo decisivo dell’attività economica».
Nel caso di una formazione sociale sviluppata e complessa la funzione egemonica comprende in sé sia il momento della direzione e dell’orientamento politico, culturale e morale, che quello della coercizione, del dominio sui gruppi sociali egemonizzati. Un esempio, in Italia, del caso in cui l’egemonia si è manifestata come contrasto permanente e ha assunto le caratteristiche di un dominio è il rapporto che si è storicamente realizzato tra il gruppo dirigente industriale del Nord e il Sud arretrato (Questione meridionale). Un altro esempio tipico di rapporto egemonico analizzato da Gramsci è quello che si verificò durante il Risorgimento tra il gruppo che ebbe l’effettiva direzione del moto, i moderati guidati da Cavour, e altri gruppi politici tra i quali i mazziniani, che, anche se in gran parte furono gli artefici materiali delle insurrezioni, non riuscirono a imprimere al processo di formazione dello Stato unitario italiano l’orientamento politico da essi proposto.
La funzione egemonica e le condizioni necessarie per il suo verificarsi sono oggetto di analisi e di studio per tutto il movimento comunista, in quanto, secondo il marxismo, è necessario che la classe operaia e le sue organizzazioni sappiano realizzare l’egemonia come direzione politica, culturale e morale già all’interno della società borghese, nel processo rivoluzionario, conquistando alla prospettiva della costruzione del socialismo la maggioranza della popolazione. Inoltre, poiché l’egemonia storicamente si è presentata anche, e in certi casi soprattutto, come dominio e coercizione di classe, per il partito rivoluzionario si presenta il problema della realizzazione di un’egemonia di tipo nuovo, in cui il momento della direzione, del consenso e della partecipazione siano prevalenti e il momento del dominio scompaia progressivamente, cosa che può avvenire completamente solo con l’estinzione dello Stato e la scomparsa delle classi. L’egemonia viene proposta, nell’attuale dibattito politico italiano, come la capacità da parte del Partito Comunista di unificare forze politiche e sociali diverse sulla base di un programma comune che affronti e risolva problemi di interesse generale. A questo proposito è in corso una discussione concernente la corretta interpretazione della stessa formulazione gramsciana dei concetti di egemonia e di blocco storico che, originariamente, si accompagnavano a quello di dittatura del proletariato.
Le parole e le azioni muovono l'universo, quindi quanta prudenza bisogna avere nell'usarle e nell'avanzare. Chi non esterna nel modo giusto, chi non si muove nella maniera opportuna non può che generare confusione e opposizione.
L'immagine, inizia in qualche modo a comunicare, che si ha che fare con il fascino. Uno stato di incoscienza. Una sorta di trance. Sono interessato al modo in cui le immagini creano trance, come entrando ci si lascia sedurre in loro. E dove uno è preso se si segue.
Canone Buddista Vi è, o discepoli, una sede che non è né terra, né acqua, né luce, né aria, né infinità dello spazio, né infinità della mente. Non ha la qualità di una qualsiasi cosa, è al di là del rappresentare e dal non rappresentare, non è questo né l'altro mondo... né un andare né un venire né un sostare: non nascita, non morte. Privo di base, privo di sviluppo, privo di sosta: è la fine del dolore.
Giovanni: Lo sai che con 20 milioni si può comprare un bar in Costa Rica? Sulla spiaggia. Sole, mare, un sacco di palme. Aldo: Tutto l'anno in costume. Giovanni: Tutto l'anno in costume. Nessuno che ti rompe le palle; che ti dice quello che devi fare. Certo, ci vuole coraggio, bisogna abbandonare tutto. Aldo: E se ti va male? Giovanni: Be', il rischio c'è. Del resto, se non rischi. Tu hai mai rischiato? Aldo: Una volta; una volta ho messo 2 fisso a Inter-Cagliari. Tre uomini e una gamba
[...] quando un archetipo viene attivato nell'inconscio del soggetto che lo esperisce, si produce uno stato di forte tensione emotiva. In tal momenti psiche e materia appaiono non più realtà separate, bensì coordinate a una sola situazione simbolica piena di senso. È come se il mondo psichico e quello fisico fossero facce d'una identica realtà. Jung denominò questa realtà unitaria, unus mundus. Psiche e materia
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