Tattica consistente nell’introdursi, con una linea politica predeterminata, all’interno di un gruppo politico già organizzato, allo scopo di condizionare la linea politica di quest’ultimo e di provocare frazioni o scissioni. Questa tattica è stata spesso adottata da organizzazioni che si rifacevano al trotskismo.
È il processo attraverso il quale il produttore si trova nel rapporto col prodotto del suo lavoro come se questo fosse un oggetto esterno. Di conseguenza, «… quanto più l’operaio lavora, tanto più acquista potenza il mondo estraneo, oggettivo, che gli si crea di fronte, e tanto meno egli possiede. Come nella religione. Più l’uomo mette in Dio e meno serba in sé stesso. L’operaio mette nell’oggetto la sua vita, e questa non appartiene più a lui, bensì all’oggetto …» Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844, in Opere III, p. 298.
Si tratta dunque di un fenomeno strettamente legato ai processi di oggettivazione e di alienazione. Di quest’ultima, secondo molti, il termine estraneazione è praticamente sinonimo: Marx cioè userebbe l’uno e l’altro indifferentemente per indicare la condizione di estraneità del lavoratore di fronte ai prodotti del suo lavoro e al lavoro stesso. Secondo altri esisterebbe una certa differenza: estraneazione indicherebbe genericamente il diventare estraneo di un prodotto dell’attività umana, alienazione sarebbe la forma storica dell’estraneazione nella società dominata dal capitalismo.
In ambedue i casi il termine rinvia al fatto che i lavoratori sono esclusi da ogni scelta relativa alla qualità e quantità della produzione, imposta dall’alto secondo criteri tendenti a realizzare il massimo profitto e indifferenti a ogni altra ragione. I lavoratori colgono qui la loro reale collocazione all’interno delle esigenze produttive: essi verificano in concreto il loro ruolo di «strumenti della produzione, che devono rendere quanto è possibile e costare il meno possibile».
Lo stesso imprenditore non sfugge in quanto uomo a un processo dello stesso tipo e diventa lo strumento del suo capitale, che ha «… potere di comando sul lavoro ed i suoi prodotti. Il capitalista ha questo potere non per le sue personali o umane qualità, bensì in quanto proprietario del capitale. Il suo potere è il potere d’acquisto del suo capitale, cui niente può resistere» ivi, p. 269.
L’estraneazione è dunque un fenomeno che riguarda l’umanità nel suo insieme in una lunga epoca del suo sviluppo storico; averne coscienza vuol dire acquisire una di quelle forme di consapevolezza che sorpassano i limiti del momento storico dominato dal modo di produzione capitalistico; è «un reale progresso», nota Marx, ma non la fine dell’estraneazione che è uno degli scopi del comunismo.
Dizionario enciclopedico marxista
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a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare di Torino
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