Sistema politico-sociale-economico tipico del Medioevo, fondato su rapporti interpersonali tra il proprietario terriero e la classe lavoratrice in una forma di economia chiusa, basata sull’autoconsumo. Storicamente decaduto con la nascita degli stati nazionali, lasciò tuttavia alcuni ordinamenti tipici che restarono in uso fino alla rivoluzione francese e addirittura all’Ottocento.
Il feudalesimo è contraddistinto dalla presenza di un piccolo numero di grandi proprietari possessori delle terre, dei mezzi di produzione e, parzialmente, degli uomini addetti alla produzione.
Il livello di sviluppo delle forze produttive era caratterizzato essenzialmente dalla capacità di fondere e lavorare il ferro e dallo sviluppo dell’agricoltura e dell’orticoltura.
L’organizzazione statale, la cui forma caratteristica fu il Sacro Romano Impero, era caratterizzata dal dominio congiunto della Chiesa e dei grandi proprietari feudali e si ramificava attraverso l’apparato burocratico gerarchico del vassallaggio.
La dissoluzione del feudalesimo è avvenuta con lo sfasciarsi del Sacro Romano Impero e soprattutto col processo di sviluppo dell’artigianato, del commercio e della navigazione. Ma il fattore determinante è stato l’inizio dell’accumulazione originaria.
L’ulteriore sviluppo della produzione artigianale da un lato e dall’altro, il processo di accumulazione di tipo usuraio del danaro, nonché l’accentramento dei profitti del commercio, determinarono le condizioni per la nascita di una nuova classe sociale, la borghesia, che deteneva il possesso di gran parte del capitale commerciale, del danaro circolante.
L’esigenza di accumulare questo danaro ulteriormente spinse la nuova classe a contrastare i rapporti di produzione feudali e a dare inizio allo sfruttamento del lavoro salariato. Il danaro e la proprietà terriera infatti, per poter essere trasformati in capitale, necessitano della presenza di una massa di lavoratori liberi da rapporti di produzione feudali (Plusvalore).
La formazione di questa massa di «proletari» fu una conseguenza del processo di dissoluzione complessivo della società feudale, in quanto i piccoli e i piccolissimi proprietari terrieri si trovarono impossibilitati a provvedere alla propria sussistenza a causa delle leggi sulle recinzioni e delle espropriazioni dei grandi feudi.
La privazione dei diritti di possesso comune delle terre e del legname spingeva la massa lavoratrice verso la città, dove era costretta a vendere la propria forza-lavoro.
Infine si ricorda che, mentre il passaggio dal feudalesimo al capitalismo fu di tipo economico-espansivo, quello dal capitalismo al socialismo è di tipo politico.
Dizionario enciclopedico marxista
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a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare di Torino
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Vogliamo realizzare una nuova e migliore società: in questa nuova, migliore società, non dovranno esserci né ricchi né poveri, tutti dovranno prendere parte al lavoro. Non un gruppo di ricchi, ma tutti i lavoratori dovranno godere dei frutti del lavoro comune.
Le macchine e gli altri miglioramenti dovranno facilitare il lavoro di tutti e non arricchire pochi a spese di decine di milioni di persone. Questa nuova, migliore società è chiamata società socialista. La sua dottrina è chiamata socialismo.
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