Intellettuali organici e tradizionaliSecondo Gramsci… «Ogni gruppo sociale, nascendo sul terreno originario di una funzione essenziale nel mondo della produzione economica, si crea insieme, organicamente, uno o più ceti di intellettuali che gli danno omogeneità e consapevolezza della propria funzione non solo nel campo economico, ma anche in quello sociale e politico» Quaderni del Carcere, p. 1513.

Lo studio della formazione di questo tipo di intellettuali fu uno dei più impegnativi per Gramsci nel periodo del carcere. Egli, ampliando notevolmente l’accezione del termine «intellettuale», si oppose alla concezione che intendeva l’attività intellettuale come separata dalla cosiddetta attività pratica e più in generale dall’attività produttiva, criticando anche la pretesa esistenza di un «ceto» intellettuale autonomo dalle classi sociali direttamente legate al mondo della produzione. Tuttavia ogni gruppo sociale che «emerge dalla storia» si trova a dover contrastare il ceto di intellettuali legato ai gruppi preesistenti, che Gramsci chiama «intellettuali tradizionali». «La più tipica di queste categorie intellettuali è quella degli ecclesiastici … (che) … può essere considerata … la categoria intellettuale organicamente legata all’aristocrazia fondiaria».

Gramsci si adoperò per favorire la formazione di un nuovo tipo di intellettuali che formassero il «personale politico specializzato» in grado di svolgere un’opera di «direzione» e organizzazione nel processo di formazione di un nuovo blocco storico:

«ogni nuovo organismo storico (tipo di società) crea una nuova superstruttura, i cui rappresentanti specializzati e portabandiera (gli intellettuali) non possono non essere concepiti anch’essi come nuovi intellettuali, sorti dalla nuova situazione e non continuazione della precedente intellettualità» ivi, p. 1407.


Crediti
 Autori Vari
 Dizionario enciclopedico marxista
  www.resistenze.org
  a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare di Torino
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Citazioni correlate

  • Essi sapevano che in un tempo infinito ad ogni uomo accadono tutte le cose. Per le sue passate o future virtù, ogni uomo è creditore di ogni, ma anche di ogni tradimento, per le sue infamie del passato e del futuro. Visti in tal modo tutti i nostri atti sono giusti, ma sono anche indifferenti. Non esistono meriti morali o intellettuali. Omero compose l'Odissea; dato un tempo infinito, con infinite circostanze e mutamenti, è impossibile non comporre, almeno una volta, l'Odissea.
     Jorge Luis Borges  

  • L'uomo moderno, liberato dalle costrizioni della società pre-individualistica, che al tempo stesso gli dava sicurezza e lo limitava, non ha raggiunto la libertà nel senso positivo di realizzazione del proprio essere: cioè di espressione delle sue potenzialità intellettuali emotive e sensuali. Pur avendogli portato indipendenza e razionalità, la libertà lo ha reso isolato e, pertanto, ansioso e impotente.
     Erich Fromm  

  • C'è un senso di autodistruzione, di voglia di ripetere, e nella ripetizione dimostrare il vuoto del cinema, che rarissimamente è stata fatta in assoluto nel cinema. Ma da cineasti molto più intellettuali e molto più presuntuosi, comunque presenti nel dire questo, uno per tutti Godard. Questo côté Godard, perfino debordiano, o debordante, distruttivo, nichilista, di Kitano, fa il paio – questa è la cosa sublime – con la capacità invece d'essere classico. Ovvero un cinema che è per sempre, e che nello stesso tempo è nulla.
     Enrico Ghezzi  

  • Non v'ha uomo che possa modificare la propria individualità, vale a dire il carattere morale, le facoltà intellettuali, il temperamento, la fisonomia, ecc. Se dunque condanniamo senza eccezione il suo essere, non gli resterà che a combattere in noi un nemico mortale dal momento che noi non vogliamo riconoscergli il diritto di esistere se non alla condizione di diventare altra cosa da ciò che è immutabilmente.
     Arthur Schopenhauer  

  • Non la lingua in sé per sé è giusta, forte, leggiadra, bensì lo spirito che vi si incarna, e così non è in potere di ognuno di conferire ai propri calcoli, discorsi o poesie le qualità desiderate: ciò dipende dalla questione se la natura gli abbia conferito le qualità intellettuali e morali a tal fine necessarie. Quelle intellettuali: il potere di intuire e penetrare; quelle morali: la forza di respingere i mali spiriti che possono impedirgli di onorare il vero.
     Johann Wolfgang Goethe  

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