È il lavoro «libero», secondo l’espressione di Marx: caratterizzato cioè dal fatto che il lavoratore vende «liberamente» l’unica merce di cui dispone, la propria forza-lavoro. È una forma di vendita propria del sistema capitalistico; non sempre infatti la forza-lavoro è stata una merce: «Lo schiavo non vendeva la sua forza-lavoro al padrone di schiavi, come il bue non vende al contadino la propria opera. Lo schiavo, insieme con la sua forza-lavoro, è venduto una volta per sempre al suo padrone. Egli è una merce che può passare dalle mani di un proprietario a quelle di un altro. Egli stesso è una merce, ma la forza-lavoro non è merce sua. Il servo della gleba vende soltanto una parte della sua forza-lavoro. Non è lui che riceve un salario dal proprietario della terra; è piuttosto il proprietario della terra che riceve da lui un tributo» Marx, Lavoro salariato e capitale, p. 28.
L’operaio libero, invece, «mette all’asta» un certo numero di ore della sua vita quotidiana che appartengono a chi le compera, affitta sé stesso insomma al miglior offerente, in una situazione giuridica di libertà, che gli permette di abbandonare il datore di lavoro quando crede, salvo il rispetto di normali impegni contrattuali.
Si tratta ovviamente di una finzione di libertà; l’operaio che possiede soltanto la propria forza-lavoro può bensì abbandonare il datore di lavoro A per passare al «miglior offerente» B, ma «non può abbandonare l’intera classe dei compratori (della sua forza-lavoro) cioè la classe dei capitalisti, se non vuole rinunciare alla propria esistenza». Il lavoratore non appartiene a questo o a quel capitalista; può, se le circostanze lo permettono, scegliere l’uno o l’altro, ma è tra loro che deve trovare il compratore della sua unica merce.
Il lavoro salariato non coincide col lavoro effettivamente svolto, è solo una parte di questo: la differenza si indica come plus-lavoro, che può quindi essere definito come «lavoro non pagato del lavoratore, compiuto oltre il tempo necessario per compensare il suo salario»; è quindi la fonte del plusvalore e del costante aumento del capitale. Osserva Engels che «Il lavoro non pagato non è, in sé, una particolarità della moderna società borghese. Da quando esistono classi possidenti e classi non possidenti, la classe che non possiede ha sempre dovuto fornire lavoro non pagato. Da quando una parte della società possiede il monopolio dei mezzi di produzione, il lavoratore, libero o non libero, deve aggiungere al tempo di lavoro necessario al suo sostentamento un tempo di lavoro eccedente, per produrre i mezzi di sussistenza per i proprietari dei mezzi di produzione. Il lavoro salariato è soltanto una particolare forma storica del sistema del lavoro non pagato, che domina fin da quando esiste la divisione in classi, una particolare forma storica che deve essere presa in esame come tale, per essere rettamente intesa» Engels, Studi sul Capitale, p. 126.
Sul lavoro non pagato al lavoratore, cioè sul pluslavoro, vivono tutti coloro che non lavorano; «su di esso poggia l’intera situazione sociale nella quale viviamo» e si fonda infine il rapporto di dominio e di subalternità che nasce dalla sfera della produzione.
Non conosco alcuna specie di pianta, uccello o animale che non si sia estinta dopo l'arrivo dell'uomo bianco. L'uomo bianco considera la vita naturale degli animali come quella del nativo su questo continente: come un fastidio. Non c'è alcun termine nella nostra lingua con il significato di fastidio.
Gli artisti sono come i filosofi, spesso hanno una salute troppo fragile, ma questo non è a causa delle loro malattie né le loro nevrosi, è perché hanno visto nella vita qualcosa di troppo grande per chiunque, di troppo grande per loro, e li ha marcati l'invadenza della morte.
[...] quando un archetipo viene attivato nell'inconscio del soggetto che lo esperisce, si produce uno stato di forte tensione emotiva. In tal momenti psiche e materia appaiono non più realtà separate, bensì coordinate a una sola situazione simbolica piena di senso. È come se il mondo psichico e quello fisico fossero facce d'una identica realtà. Jung denominò questa realtà unitaria, unus mundus. Psiche e materia
Giovanni: Lo sai che con 20 milioni si può comprare un bar in Costa Rica? Sulla spiaggia. Sole, mare, un sacco di palme. Aldo: Tutto l'anno in costume. Giovanni: Tutto l'anno in costume. Nessuno che ti rompe le palle; che ti dice quello che devi fare. Certo, ci vuole coraggio, bisogna abbandonare tutto. Aldo: E se ti va male? Giovanni: Be', il rischio c'è. Del resto, se non rischi. Tu hai mai rischiato? Aldo: Una volta; una volta ho messo 2 fisso a Inter-Cagliari. Tre uomini e una gamba
Tutto passa attraverso la persona e nulla può esser definito a priori.
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