In una prima accezione, che è anche la più antica, indica il luogo nel quale si svolgono gli scambi di merci. La storia registra l’esistenza di mercati fin dai tempi più remoti: in ogni economia fondata sullo scambio e sulla divisione del lavoro i mercati sono del resto indispensabili. Mutate nel corso dei tempi le condizioni dello scambio, il vecchio mercato è stato sostituito dalla borsa che è pur sempre un mercato dove le merci non sono fisicamente presenti ma ugualmente vendute e acquistate, seguendo regole particolari; la borsa valori è una borsa specializzata in cui gli oggetti di compravendita sono titoli di Stato, titoli azionari, moneta straniera, ecc.
Da quando Marx ne trattò in dettaglio nel libro III del Capitale (sezione V, capitolo XXVII) si sono avuti grandi mutamenti; trent’anni dopo Engels poteva scrivere: «Nel 1865 la Borsa rappresentava ancora un elemento secondario nel sistema capitalistico … era ancora in quei tempi un luogo dove i capitalisti si sottraevano l’uno all’altro i capitali accumulati, ed interessava gli operai soltanto come nuova dimostrazione dell’universale azione corruttrice dell’economia capitalistica e come conferma delle parole di Calvino, che la predestinazione, alias il caso, decide già in questa vita della salvezza e della dannazione della ricchezza, cioè del piacere e della potenza e della povertà, vale a dire della privazione e della servitù» Studi sul Capitale, p. 114.
Lo sviluppo delle società per azioni, l’ampliamento rapido del commercio e del credito, lo sfruttamento delle colonie, i massicci investimenti nei trasporti, nell’agricoltura e nelle esportazioni-importazioni, fecero in breve tempo della borsa «il rappresentante più notevole della produzione capitalistica stessa», funzione che doveva ulteriormente svilupparsi in seguito alla comparsa del capitalismo finanziario.
In una seconda accezione, sorta all’interno delle scienze economiche, la parola mercato è usata per indicare in astratto la formazione del prezzo di una merce attraverso il gioco della domanda e dell’offerta, solitamente legato alla concorrenza. Infine vi è una terza accezione, di origine commerciale, che intende per mercato un’area geografica per esempio, i mercati latino-americani nella quale sono esercitate le attività commerciali in funzione della domanda e dell’offerta praticate sul luogo.
Le ricchezze di oggi non sono ricchezze umane; sono ricchezze per il capitalismo, che corrispondono all'esigenza di vendere e stupire. I prodotti che fabbrichiamo, distribuiamo e amministriamo sono l'espressione materiale della nostra alienazione.
Se si fosse indetto un referendum agli inizi del 900 per autorizzare un'invenzione che avrebbe portato (solo negli Usa) 50.000 morti l'anno, due milioni di feriti, 20.000 miliardi di danni economici, caos nelle città, decadenza dei centri urbani, distruzione dei trasporti pubblici, inquinamento, con conseguente morte di milioni di persone per cancro ai polmoni, infarto e trasformazione di milioni di ettari coltivati in un mare d'asfalto, avremmo tutti detto 'no'! E così, l'automobile non avrebbe visto l'alba. Da un articolo della rivista 'Life'
[...] quando un archetipo viene attivato nell'inconscio del soggetto che lo esperisce, si produce uno stato di forte tensione emotiva. In tal momenti psiche e materia appaiono non più realtà separate, bensì coordinate a una sola situazione simbolica piena di senso. È come se il mondo psichico e quello fisico fossero facce d'una identica realtà. Jung denominò questa realtà unitaria, unus mundus. Psiche e materia
Durante la guerra, l'arte diventa una forma di resistenza e di espressione Art in the Time of War
Colui che negli impedimenti vede la giusta prova per formare la propria personalità, oh come consolida la sua posizione di fronte al mondo!
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