
È in generale la situazione economica in cui in uno o più settori della produzione o della distribuzione, un singolo capitalista o, più spesso, un piccolo numero di proprietari associati, detengono il controllo e il possesso esclusivo dei capitali operanti in quei settori.
La tendenza alla formazione di monopoli è, secondo il marxismo, una delle caratteristiche fondamentali del modo di produzione capitalistico. Lo stesso processo di accumulazione del capitale, cioè la riproduzione su scala sempre più allargata dei rapporti capitalistici, che è contraddistinta da una sempre crescente concentrazione e centralizzazione dei capitali, conduce, secondo Marx, a una vera e propria «espropriazione» da parte dei proprietari di grandi capitali nei confronti di coloro che posseggono capitali più piccoli. Infatti con lo sviluppo del modo di produzione capitalistico non solo «cresce il volume minimo del capitale individuale, necessario per far lavorare un’azienda nelle condizioni normali», ma «Nella misura in cui si sviluppano la produzione e l’accumulazione capitalistica, si sviluppano la concorrenza e il credito, le due leve più potenti della centralizzazione. Allo stesso tempo il progresso dell’accumulazione aumenta la materia centralizzabile, ossia i capitali singoli, mentre l’allargamento della produzione capitalistica crea qua il bisogno sociale, là i mezzi tecnici di quelle potenti imprese industriali, la cui attuazione è legata a una centralizzazione del capitale avvenuta in precedenza» Il Capitale, libro I, p. 686.
Inoltre l’aumento della produzione di plusvalore relativo (Plusvalore) può avvenire solo a condizione che si verifichi, nel modo di produrre, un continuo perfezionamento delle tecniche produttive, e ciò rende necessaria una maggiore disponibilità di capitale costante. La formazione di grandi proprietà è dunque al tempo stesso il risultato della concorrenza e la condizione per ogni ulteriore sviluppo del capitalismo che superi i limiti ristretti di una prima fase in cui la formazione della proprietà capitalistica è ancora determinata, in una certa misura, dall’iniziativa dei piccoli proprietari. In particolare il fattore determinante per la formazione di monopoli è, come già abbiamo accennato, il processo di centralizzazione dei capitali. Questo processo avviene, come rileva Marx, in seguito a un semplice cambiamento nella distribuzione dei capitali già esistenti.
«Il capitale può crescere qua fino a diventare una massa potente in una sola mano, perché là viene sottratto a molte mani individuali. In un dato ramo d’affari la centralizzazione raggiungerebbe l’estremo limite solo se tutti i capitali ivi investiti si fondessero in un capitale singolo. In una società data questo limite sarebbe raggiunto soltanto nel momento in cui tutto il capitale sociale fosse riunito nella mano di un singolo capitalista o in quella di un’unica associazione di capitalisti» ivi, p. 687.
La fusione dei capitali sotto la direzione del grande capitale è, infatti, la caratteristica specifica del monopolio, che consente da una parte la realizzazione di sovraprofitti e dall’altra uno sviluppo rapidissimo delle forze produttive. Osserva Marx a questo proposito:
«Il mondo sarebbe tuttora privo di ferrovie, se avesse dovuto aspettare che l’accumulazione avesse messo in grado alcuni capitali individuali di poter affrontare la costruzione di una ferrovia. La centralizzazione, invece, è riuscita a farlo di un tratto, mediante le società per azioni» ivi, p. 688.
Quella che viene definita da Lenin come fase suprema del capitalismo (Imperialismo) ha precisamente inizio dal momento in cui il monopolio è divenuto la forma di proprietà dominante nella società capitalistica. La formazione del capitale finanziario cioè la compenetrazione, l’unione, tra capitale bancario e capitale industriale, in altri termini la strettissima collaborazione tra possessori di grandi quantità di denaro e di grandi impianti industriali e la sottomissione al capitale finanziario stesso delle altre forme assunte storicamente dal capitale, avvenuta approssimativamente a cominciare dai primi anni del ‘900, ha condotto alla creazione di associazioni finanziarie (holding)che detengono il monopolio contemporaneo di più settori della produzione e della distribuzione. La concorrenza tra singoli individui, che agiscono nell’ambito di un mercato relativamente ristretto, si è trasformata così in una lotta per l’estensione del monopolio a settori diversi della produzione e della distribuzione, per il possesso esclusivo di grandi mercati internazionali, per l’accaparramento delle materie prime.
Il termine oligopolio indica la presenza di un piccolo numero di associazioni di tipo monopolistico che controllano la produzione e la distribuzione sulla base di accordi prestabiliti.
Dizionario enciclopedico marxista
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a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare di Torino
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