Sciopero
Consiste essenzialmente nell’astensione collettiva dal lavoro ed è la principale forma di lotta che la classe operaia ha adottato per ottenere migliori condizioni sia per quanto riguarda il salario che per quanto riguarda la normativa generale del lavoro. È contemporaneamente la prima e più importante forma di organizzazione che, dal momento della comparsa generalizzata del lavoro salariato, ha consentito agli operai di intervenire direttamente nell’organizzazione del lavoro.

Infatti i primi scioperi avvenuti in Inghilterra nei primi anni dell’Ottocento, pur essendo una forma spesso spontanea di ribellione a condizioni di lavoro estremamente oppressive, costituivano un notevole passo avanti nei confronti del luddismo e della ribellione individuale, in quanto presupponevano la coscienza da parte dei lavoratori del loro ruolo sociale e l’affermazione che il loro lavoro era essenziale per la produzione. Inoltre, come tra gli altri ha osservato Engels, la stessa organizzazione industriale del lavoro, «irregimentando» grandi masse di uomini e sottoponendoli a una disciplina – qual è la vita di fabbrica – suscita negli operai la coscienza di appartenere a una classe e la disposizione a organizzarsi.

Ben presto lo sciopero richiese una certa preparazione e una definizione anticipata di tempi e modalità anche perché i capitalisti adottarono, fin dai primi anni dell’Ottocento, misure repressive e preventive. Ciò contribuì notevolmente al sorgere di una coscienza di classe e insegnò agli operai come costruire una struttura organizzativa capace di coordinare la loro lotta.

In seguito, soprattutto verso i primi anni del ‘900, quando ormai in tutta l’Europa la produzione si effettuava principalmente in grandi complessi industriali e i lavoratori iniziavano a partecipare agli scioperi in numero crescente, si poterono effettuare degli scioperi «generali» che coinvolgevano i lavoratori di tutti i settori più importanti della produzione.

Questo tipo di sciopero divenne uno strumento molto efficace; in qualche caso, il blocco totale della produzione fu considerato come un’arma rivoluzionaria. Sorel, per esempio, aveva teorizzato lo sciopero generale come strumento rivoluzionario teso appunto al rovesciamento dello Stato tramite la paralisi economica.

Tuttavia il solo sciopero, cioè il blocco della produzione, si dimostrò ben presto insufficiente, senza un programma che proponesse una profonda trasformazione dei rapporti di produzione. Gli scioperi generali, quindi, in seguito alla critica condotta soprattutto da Lenin e Gramsci al cosiddetto sindacalismo rivoluzionario, restano uno dei più importanti e decisivi momenti di lotta della classe operaia, inseriti però in un programma politico che ne includa l’attuazione in una prospettiva complessiva.

L’evoluzione e la storia dell’utilizzazione dello sciopero da parte della classe operaia dimostrano come esso non sia un fenomeno di «disaffezione al lavoro», ma al contrario venga talvolta utilizzato per mantenere e sviluppare l’occupazione e le capacità produttive dei lavoratori.

Crediti
 Autori Vari
 Dizionario enciclopedico marxista
  www.resistenze.org
  a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare di Torino
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