Subalternità
È la condizione di dipendenza e di sottomissione in cui si trovano le classi e i gruppi sociali che sono esclusi dalla direzione dello Stato. Secondo Gramsci, «I gruppi subalterni subiscono sempre l’iniziativa dei gruppi dominanti, anche quando si ribellano e insorgono: solo la vittoria permanente spezza, e non immediatamente, la subordinazione».

La condizione di subalternità è caratteristica di quei gruppi sociali che, per la funzione che svolgono nel mondo della produzione, non sono in grado di unificarsi e organizzarsi autonomamente e di contrastare il dominio e l’organizzazione del consenso che le classi dominanti realizzano nei loro confronti.

Gramsci affrontò, nei Quaderni del Carcere, lo studio della storia dei gruppi sociali subalterni, analizzando le caratteristiche che questi assunsero nelle varie epoche storiche, e la funzione che svolsero. A proposito della società industriale contemporanea, egli osservò che la classe operaia è in grado, per la posizione che occupa nel processo produttivo, di esercitare una funzione egemonica (Egemonia), di «spezzare la subordinazione» in cui è mantenuta dalla borghesia e di costruire, attraverso il partito comunista, un nuovo tipo di Stato. Il termine «subalternità» acquistò così, in Gramsci, un significato polemico nei confronti di quelle concezioni, largamente diffuse nei partiti aderenti alla II Internazionale e nel Partito Socialista Italiano, che rappresentavano una rinuncia all’autonomia culturale, politica e organizzativa della classe operaia, e in ultima analisi erano appunto dovute alla «subalternità» nei confronti delle classi dominanti (Economicismo).

Crediti
 Autori Vari
 Dizionario enciclopedico marxista
  www.resistenze.org
  a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare di Torino
 SchieleArt •   • 



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