Democrazia borgheseNon può esserci uguaglianza tra sfruttatori e sfruttati.
Una persona che condivide seriamente l’idea di Marx secondo cui lo Stato non è altro che una macchina per l’oppressione di una classe da parte di un’altra, e che si fosse soffermata a riflettere su questa verità, non sarebbe mai arrivata all’assurdo di dire che le organizzazioni operaie, capaci di combattere il capitale finanziario, non devono trasformarsi in organizzazioni di Stato. Questo rivela la mentalità piccolo-borghese, per la quale lo Stato è, nonostante tutto, un’entità al di sopra delle classi sociali o indipendente da esse.

In effetti, perché i lavoratori possono condurre una lotta decisiva contro il capitale, che non solo domina i salariati ma anche il popolo intero e tutta la classe media, e non possono trasformare le loro organizzazioni in organizzazioni di Stato? Perché il piccolo-borghese teme la lotta di classe e non la porta fino in fondo, fino alle sue conseguenze più importanti. Ha paura di spingersi fino al termine del ragionamento e di affrontare ciò che da esso deriva.

Solo un reazionario, nemico della classe operaia, servitore della borghesia, può oggi dedicarsi a celebrare i presunti incanti della democrazia borghese e a cianciare sulla purezza della democrazia, rivolgendosi a un passato ormai superato. La democrazia borghese era progressista in confronto al Medioevo, e si doveva sfruttarla. Ma oggi è insufficiente per i lavoratori. Ora bisogna guardare non al passato, ma al futuro: bisogna sostituire la democrazia borghese con la democrazia operaia. È stato possibile (e necessario) svolgere il lavoro preparatorio della rivoluzione proletaria nell’ambito dello Stato democratico borghese, ma rinchiudere la classe operaia entro quei limiti quando si arriva alle battaglie decisive significa tradire la causa dei lavoratori, significa essere dei veri rinnegati.

Riepilogo
Crediti
 Vladimir Il'ič Lenin
 La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky (1918)
 SchieleArt •   • 



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