Di giorno Vincent van Gogh tornava ai girasoli. Non un solo quadro. Pensava di riempire l’atelier con tanti quadri di girasoli quanti ne servivano per ricreare l’effetto di luce delle vetrate nel chiuso delle chiese gotiche. Il giallo e il blu erano i colori che consumava con più facilità. La stagione gli offriva ciò di cui aveva sempre avuto bisogno. Non il cupo. Non il tetro. Non l’inquieto. Ma qualcosa di più complesso da sfiorare e raggiungere. Di più unico. Fu in quei giorni che gli sembrò di capire. Più invecchiava, più si vedeva trascurato, più si sentiva malato, e più gli cresceva dentro un desiderio di riscatto e vendetta. Più si sentiva ridotto in cattivo stato, e più gli veniva voglia di un colore che risplendesse. Quasi che i suoi quadri potessero sostituire il corpo, il volto, il tormento. Di fronte a tutto quello che l’universo gli aveva mostrato, in quei giorni; di fronte a tutto ciò che aveva vissuto e sofferto, gli sembrò naturale, come mai prima di allora, catturare su una tela non il terrore dell’esistenza che gli scavava dentro, ma ciò che di piú ricco e magnifico aveva in serbo l’universo intero.
Desiderio di riscatto: la trasformazione attraverso la pittura
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