Disciplina per amore della MadonnaDon Giulio Cesare la sapeva davvero lunga, in fatto di stregoneria. Domandò carta, penna e inchiostro: ché di quanto Caterina avrebbe detto voleva dar parte al signor Cardinale; poi la fece inginocchiare ai suoi piedi, esortandola a fare piena confessione, e specialmente di quel che sapeva sul malefizio della contessa. Caterina raccontò di essere stata presente alla preparazione di un unguento che doveva servire a ungere la contessa; e mandante del malefizio era un cavaliere, di cui non sapeva il nome ma che era in grado di descrivere, che si era innamorato della contessa: e l’unguento aveva il potere o che la contessa si innamorasse del cavaliere o che per consunzione si spegnesse. La strega che sapeva preparare quell’unguento – di difficile composizione, essendone base certe parti del corpo di un uomo morto per impiccagione – si chiamava Margherita, e stava in Casal Monferrato. Da lei Caterina aveva appreso l’arte della stregoneria. E ancora raccontò che, preparato l’unguento, Margherita la invitò ad andar con lei alla villa della contessa, per somministrarglielo. Ma la lasciò ad aspettare fuori: e quando, dopo un poco, tornò, aveva forma di gatto. Ma ritornò in suo stato subito dopo, raccontando a Caterina quel che aveva fatto alla contessa e poi facendo materializzare nell’aria un cavallo, su cui entrambe montarono. Ma ad un certo punto scappò a Caterina di dire Gesù, com’è lungo questo viaggio, sicché si trovò a terra, tra le spine: e il cavallo e Margherita erano scomparsi nella notte.
A don Giulio Cesare sembrarono soddisfacenti le rivelazioni di Caterina, confermando quel che lui sospettava ci fosse nei mali della contessa. E tornò da Caterina il giorno di Natale, a beneficarla di un sermone sulla Passione di Nostro Signore e sulla protezione che la Madonna accordava anche ai peccatori pentiti. E di questo lei non doveva dubitare, anche se aveva dato l’anima al diavolo. E mentre ciò diceva, essa donna si commosse in maniera tale che si mise a piangere, dimandando perdono a Dio e alla Vergine Santissima dei suoi peccati; ed esso monsignore le disse se si accontentava di far una disciplina per amore della Madonna, e lei disse che sì, e così si mise a disciplinarsi con una disciplina che le diede il detto monsignore, e mentre io e il detto monsignore dicevamo il Miserere, essa Caterina si disciplinò in tal modo che quasi si fece uscir sangue dalla schiena.

Crediti
 Leonardo Sciascia
 La strega e il capitano
 SchieleArt •   • 




Quotes per Leonardo Sciascia

Mi era venuto il furore di vedere ogni cosa dal di dentro, come se ogni persona ogni cosa ogni fatto fosse come un libro che uno apre e legge: anche il libro è una cosa, lo si può mettere su un tavolo e guardarlo soltanto, magari per tener su un tavolino zoppo lo si può usare o per sbatterlo in testa a qualcuno: ma se lo apri e leggi diventa un mondo; e perché ogni cosa non si dovrebbe aprire e leggere ed essere un mondo?  L'antimonio

Tutti amiamo il luogo in cui siamo nati e siamo portati ad esaltarlo. Ma Racalmuto è davvero un paese straordinario. Oltre al Circolo e al Teatro, che richiamava un tempo le compagnie più in voga, di Racalmuto amo la vita quotidiana, che ha una dimensione un po' folle. La gente è molto intelligente, tutti sono come personaggi in cerca d'autore…

Tante cose si fanno per il bene degli altri che diventano il male degli altri e il proprio.  Cruciverba

Lo scetticismo non è, in effetti, l'accettazione della sconfitta, ma il margine di sicurezza, di elasticità, per cui la sconfitta - già prevista, già ragionata - non diventa definitiva e mortale. Lo scetticismo è salutare. È il miglior antidoto per il fanatismo. Impedisce cioè di assumere idee, credenze e speranze con quella certezza che finisce con l'uccidere l'altrui libertà e la nostra... Lo scetticismo io lo vedo dunque, come la valvola di sicurezza della ragione. E così il pessimismo.

Il libro è una cosa... lo si può mettere su un tavolo e guardarlo soltanto, ma se lo apri e leggi diventa un mondo.