Disputa con l'anima
Mi ha sempre mandato in bestia che un mio amico – uno scrittore anche lui e, oltretutto, ambientalista appassionato – si sia rifiutato di leggere il mio libro Se niente importa. Mi disturba perché è una persona attenta, riflessiva e sensibile, che scrive di salvaguardia dell’ambiente. Se persino lui non ne vuole sapere del nesso tra alimentazione e ambiente, come si può sperare che centinaia di milioni di persone modifichino abitudini consolidate da una vita? Perché non vuole leggerlo? Mi ha detto che ha paura, perché sa che leggerlo gli imporrebbe un cambiamento di cui non è capace.
Complimenti, sei meglio del tuo amico. Mettere in evidenza le sue mancanze avrà attenuato il tuo senso di colpa personale. E già che stiamo parlando del tuo narcisismo, perché stai qui a discutere di quanto sei patetico? Stavo usando le sue mancanze per illustrare le mie: se sostengo che bisognerebbe evitare di mangiare prodotti di origine animale, e intanto proprio io continuo a mangiarli, sono un ipocrita tremendo.
Perché è importante dirlo? Nessuno vuole essere ipocrita.
Allora cerca di essere perfetto.
Non ci provare.
A far cosa? A sminuire la sofferenza reale di chi si sforza di fare la cosa giusta.
Non ci provare.
A far cosa? A mettere al primo posto le tue emozioni rispetto alla distruzione del pianeta.
Le nostre emozioni – e la nostra mancanza di emozioni – stanno distruggendo il pianeta.
Non c’è dubbio. Tu non vuoi rinunciare ai tuoi hamburger e ad andare a fare la spesa in macchina, a prendere aerei per l’Europa e ad avere l’elettricità a basso costo. Non vuoi creare imbarazzi a cena e non vuoi essere considerato una lagna o, peggio ancora, un rompiscatole. Non fai qualcosa semplicemente perché non ti va. Ma come sempre, devi tutelare il tuo quieto vivere, per cui ti convinci che sapere qualcosa – e scriverci sopra un libro – sia già fare qualcosa.
Quindi secondo te… non c’è speranza? Sei perfettamente in grado di fare cose che non avresti l’impulso di fare e di trattenerti dal fare cose che vorresti fare. Questo non vuol dire essere Gandhi. Vuol dire essere adulto.
Ora sei davvero ingiusto.
Ha parlato il bambino. Tu sai perché gli struzzi mettono la testa sotto la sabbia? Perché pensano che nessuno possa vederli se loro non possono vedere nessuno.
Una cosa da idioti, vero? Salvo che gli struzzi non mettono la testa sotto la sabbia: ci mettono le uova perché rimangano al caldo e protette, e di tanto in tanto immergono la testa per girarle. Gli esseri umani guardano gli struzzi prendersi cura della loro prole e la scambiano per stupidità. Ma siamo noi gli animali convinti che il mondo diventi buio quando chiudiamo gli occhi. Scambiare l’elusione di un problema con la salvezza è in definitiva uno dei modi più ef icaci per uccidere la nostra prole. Proprio come scambiare la conoscenza con l’azione. Nessuno vuole essere ipocrita, ma non è meglio battere le palpebre di tanto in tanto che tenere gli occhi chiusi? Quel che è importante misurare non è la distanza da una perfezione irraggiungibile ma quella da una passività imperdonabile.
Non so.
Lascia che ti ponga una domanda: qual è il contrario di lasciare le luci accese nelle stanze vuote, comprare elettrodomestici poco ef icienti e tenere accesa l’aria condizionata anche quando non c’è nessuno in casa? Essere attenti al consumo di energia? E qual è il contrario di prendere la macchina per andare dappertutto, senza tener conto della distanza o della comodità dei mezzi pubblici? Essere attenti nell’uso della macchina? Qual è il contrario di mangiare molta carne, latticini e uova? Essere vegano.
No. Il contrario di mangiare molti prodotti di origine animale è essere attenti alla frequenza con cui si mangiano prodotti di origine animale. Il modo migliore per sottrarsi a una scelta impegnativa è far finta che le opzioni siano solo due.
Tu hai scritto della risposta di Frankfurter a Karski come se avesse solo due opzioni. Forse credere è davvero tutto o niente, ma che mi dici dell’azione? Frankfurter non avrebbe potuto fare qualcosa sapendo che quanto sapeva era vero? Magari non mettersi a fare lo sciopero della fame davanti alla Casa Bianca, lasciandosi morire d’inedia sotto gli occhi del mondo. Ma di sicuro avrebbe potuto radunare un gruppo di persone influenti perché ascoltassero il racconto di Karski o fare pressioni sul Congresso perché venisse aperta un’inchiesta uf iciale sulle atrocità tedesche o semplicemente far sentire pubblicamente la sua voce con tutta l’urgenza del caso.
Possiamo immaginare la sua dif icoltà interiore nel credere a Karski durante quell’incontro, ma quando poi, solo un paio d’anni dopo, vide le prime immagini dei campi di concentramento? Secondo te a quel punto ha creduto a quello che vedeva? E quando ha guardato gli occhi incavati di quei padri e di quelle madri allo stremo per la fame, gli ammassi di figli e figlie morti? Quando il giudice della Corte suprema ha giudicato se stesso, secondo te si è sentito complice del genocidio? O solo patetico? Sei ingiusto.
Questo probabilmente lo potrebbe dire il nipote di Frankfurter. Non si può pretendere troppo da una persona in un momento drammatico. Ma tu sei nipote di una sopravvissuta all’Olocausto a cui stuprarono e uccisero le sorelle, a cui fucilarono i genitori con i neonati in braccio, a cui bruciarono vivi i nonni. Secondo te che cosa sarebbe stato giusto pretendere da Frankfurter? Ma le persone hanno davvero dei limiti. Non sono limiti che si scelgono e non ne sono colpevoli, malgrado tutta la severità con cui poi li giudicherà la storia.

Crediti
 Jonathan Safran Foer
 Possiamo salvare il mondo prima di cena
  traduzione di Irene Abigail Piccinini
 Pinterest • Josef Kote  • 




Quotes per Jonathan Safran Foer

Ridemmo insieme e da soli, a squarciagola e in silenzio, eravamo decisi a ignorare qualunque cosa andasse ignorata, decisi a costruire un nuovo mondo dal nulla, se nulla si poteva salvare del nostro mondo. Fu uno dei giorni più belli della mia vita, un giorno in cui vissi la mia vita e non pensai affatto alla mia vita.

Quando mi chiedono come sto, mi ritrovo a dire: È una fase di passaggio. Tutto è transizione, turbolenza verso la destinazione. Ma lo dico da così tanto tempo che probabilmente dovrei accettare che il resto della mia vita sarà un lungo passaggio: una clessidra senza i bulbi. Solo la strettoia.