Eskimo è un punto di non ritorno. Il disco impagina ambientazioni sonore di elementi auditivi primordiali in un continuo gioco di sottrazioni. L’inizio espone uno scenario rabbrividente fatto di bufera, sciacquii disordinati e mantra alieni con grancassa; una dissonanza improvvisa innesta nuove fonti sonore (versi subumani, acqua, tormenti, etc.) tese nell’angoscia. Nella transizione al secondo quadro la bufera e le percussioni si moltiplicano e intensificano l’atmosfera; nel silenzio assoluto compare un’aurora di synth ambientale attraverso una performance vocale sciamanica sovrastata da forti mugolii. Uno strumento a corda atonale e un canto nasale in trance lanciano una serie di miasmi ultrasonici che arrivano a confondersi in toto col vento: la scena accelera in un crescendo di rincorse sonore. Quindi riemerge il fragore collettivo su dissonanze elettroniche in forma di cigolii e una spettrale nota d’organo. Una parata di percussionismo totale (che non si distingue dal rumore puro) incalza fino a incitare cori di guerra. Da un vocío elettronico in dialogo, soverchiato da un coro acuto ed un poderoso apparato tribale, emergono strati di formule corali invocanti, fino a che la ramanzina sprofonda nel silenzio. Un crescendo di suoni indefiniti prelude a un numero da parte del vento (vero protagonista dell’opera) in sub-frequenza, a compiere espansioni timbriche al limite dell’udibile. Un’esplosione vocale deforme apre un’oasi di brusio infernale, con pianto e voci sataniche; in una nuova comparsa, lo sciamano brutale prende a recitare un oscuro rosario a furia di latrati. La risposta del coro è una litania propiziatoria e irridente sulla società occidentale e suoi simboli-slogan (Money-Money…, Coca-Cola is Life…). La litania incessante diviene confuso, terrificante vociare cui si aggiunge un cupo rimbombo vocale, nuovamente a confondersi col vento. Il finale riparte da una bufera assordante: tra rintocchi funebri e voci in lontananza, la scena si arricchisce di cori diafani con improvvise impennate tribaloidi, miasmi di sottofondo e accenni di fanfare. Tutto sfuma in vocette flebili e fiati che portano melodie elementari. Un coro a più voci biascica nuovi slogan commerciali, cui s’aggiungono xilofoni e armonie remote, quasi generate dal vento. Nel momento in cui l’atmosfera sembra farsi rasserenata, tutto si scioglie al vento, a sfumare nel nulla.
Dissonanze elettroniche in forma di cigolii
30/03/2016Scritto da AMT
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